Macron su Marte: celebra l’asse franco-tedesco che non c’è più
Giovanni Sallusti · 7 Maggio 2025
Cari ascoltatori, il Napoleone immaginario Emmanuel Macron ha sconfitto Elon Musk: è arrivato su Marte per primo, e con lui il suo punto di vista lontanissimo dalla Terra. Il nuovo capitolo delle cronache marziane di Micron sta nel messaggio di congratulazioni istituzionali che ha mandato al neo cancelliere tedesco Friedrich Merz, che l’ha spuntata alla seconda votazione: per la prima volta nella storia della Repubblica federale tedesca un cancelliere non è stato investito al primo scrutinio. Eccolo: “Congratulazioni per il suo insediamento, caro cancelliere Merz, ora tocca a noi rendere il motore franco-tedesco e la coscienza franco-tedesca più forti che mai, sta a noi accelerare la nostra agenda europea per la sovranità, la sicurezza e la competitività, per i francesi, i tedeschi e tutti gli europei. Ci incontreremo domani a Parigi per lavorarci insieme”.
Questo è un post che forse avrebbe avuto un senso una quindicina di anni fa, ma oggi ci è voluta tutta la faccia di tolla di Macron e una potente fuga dalla realtà per sostenere che il motore franco-tedesco è più forte che mai ed è pronto a riportare l’Europa verso le magnifiche sorti e progressive. La realtà è che l’asse franco-tedesco è in uno stato comatoso, anzitutto perché è in coma il funzionamento della democrazia nelle due fu-locomotive, una politica e una economica, d’Europa. In Francia da mesi Macron si diletta ad allestire governicchi di laboratorio per congelare la dialettica politica, favorito anche da un assist dalla magistratura francese, che ha impedito a Marine Le Pen di candidarsi alla prossima corsa all’Eliseo.
La realtà è anche che i sondaggi usciti ieri danno il Rassemblement e Jordan Bardella davanti a tutti, perché uno può truccare il gioco fino a un certo punto, a esagerare con il taroccamento del gioco democratico l’elettore si irrita. Aggiungiamo dati economici francesi scoraggianti e una insignificante capacità di incidere sulla politica internazionale: il fantomatico cartello dei volonterosi che doveva essere diretto da Parigi in poche settimane ha dimostrato la sua inconsistenza, e che senza America dal pantano russo-ucraino non si esce. Per non dire del comico tentativo di Macron di imbucarsi nello storico incontro Trump-Zelensky a San Pietro, respinto da Trump. E, sul fronte interno, dello stato delle periferie delle città francesi: altro che sicurezza e sovranità, a casa loro i francesi hanno la sovranità della sharia.
E la Germania? Il fatto che Merz non abbia superato il primo scrutinio, nonostante un accordo politico stretto, cosa che non era mai successa, ha messo in piazza tutto il logorio dello schema della grande coalizione, che non rispecchia più il sentimento dei cittadini tedeschi: alle elezioni i socialdemocratici sono crollati, mentre l’ascesa di AfD e l’affermazione della Cdu mostrano che sta spirando un vento di centrodestra. Invece il governicchio messo in piedi in Germania ricalca il sistema del cordone sanitario contro le destre, anche qui con un assist, questa volta dei servizi segreti, che definiscono AfD sostanzialmente un partito sovversivo e paranazista, da monitorare e forse espellere dall’agone. Questo è lo stato della democrazia in una Germania che, fra l’altro, è la principale responsabile di molti abbagli geopolitici, primo fra questi il tentativo farlocco di appeasement mercantilista nei confronti di Putin.
E Macron, con la Francia e la Germania ridotte in queste condizioni, vorrebbe raccontarci che l’asse franco-tedesco riparte alla grande nell’interesse di tutti i popoli europei? Siamo ammirati dalla capacità di Napoleone di straniarsi fino a parlare galleggiando dai margini del sistema solare, ma la realtà è tutt’altra.