Giorgia, vai da Trump senza ascoltare Ursula
Giovanni Sallusti · 14 Aprile 2025
Cari ascoltatori, vorremo dare un piccolo consiglio non richiesto alla premier Giorgia Meloni, che spesso è subissata di consigli di parte, ma il nostro no. La premier incontrerà Donald Trump il 17 aprile, il consiglio riguarda questo ed è, per così dire, di pars destruens, in negativo, quasi una premessa: la nostra premier non si basi sugli indirizzi, sui promemoria dell’Unione Europea, non ascolti alcun refolo da parte di alcun ufficio di Bruxelles, a partire da quello di Ursula von der Leyen fino agli altri euroburocrati: non solo sono tutti consigli pro domo loro, ma sono proprio fallaci nel merito, oltre che insopportabilmente doppiopesisti.
Ci riferiamo a quanto ha comunicato oggi in conferenza stampa la portavoce della presidente della Commissione europea, Arianna Podestà: ci ha tenuto a sottolineare che la Meloni e la Von der Leyen sono in contatto regolarmente, cioè un’ovvietà istituzionale; poi ha aggiunto che negli ultimi giorni lo sono state anche in relazione alla missione a Washington e lo saranno ancora fino al viaggio. Sostanzialmente, il messaggio è che Ursula marca stretto Georgia.
Dopo di che, il veleno è sempre nella coda, la portavoce ha sottolineato che “come ha affermato la stessa presidente Von der Leyen in alcune interviste, ogni contatto con gli Stati Uniti è benvenuto e ci mancherebbe, ma bisogna ricordare che la competenza per la negoziazione degli accordi commerciali spetta all’Unione Europea. Questo è sancito nei nostri Trattati, quindi ovviamente è di nostra esclusiva competenza”. A parte i trattati con la “T” maiuscola, tipo tavole della legge di Mosé, è una bella ipoteca di dogma eurocratico posta dalla Commissione alla presidente di uno Stato membro e sovrano che sta per andare in missione dal nostro principale alleato, il presidente degli Stati Uniti.
Per smascherare il doppiopesismo irricevibile di queste osservazioni basta fare una domanda: qualcuno ha emesso ammonimenti analoghi qualche giorno fa al premier spagnolo Sanchez che si è recato in missione a Pechino? E parliamo non di un alleato, ma della principale potenza totalitaria mondiale, che con la sua pratica della concorrenza sleale ha fatto saltare parecchie filiere industriali europee, anche italiane, e immaginiamo anche spagnole.
Nessun portavoce, nessun addetto stampa, nessun portinaio di Bruxelles si è premurato di ricordare a Sanchez che gli accordi commerciali sono di competenza dell’Unione. Ci è andato libero e forse anche incoraggiato a prendere accordi, visto che sono già fissati per i prossimi mesi appuntamenti tra von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo e le alte cariche dell’eurocrazia con Xi Jinping: la follia è che l’Unione europea vuol provare a fare del dragone comunista l’interlocutore privilegiato, quello che si sta mangiando le economie occidentali. In pratica Sanchez va benissimo, a Meloni è meglio ricordare di non uscire dall’eurogabbia.
Ecco, di fronte a questo noi speriamo e crediamo che la premier tenga la barra di quella che Salvini ha battezzato come “linea del buonsenso”, cioè la linea dell’interesse italiano che guarda alle specificità e virtuosità delle eccellenze economiche italiane, che possono essere spese nella trattativa con Trump; una linea che contempla, come ha detto Salvini, la possibilità di aumentare la nostra quota in sicurezza nazionale all’interno della Nato anche sopra il 2% (altro che pacifismo ideologico), ma non di partecipare alla follia dell’esercito europeo, che è poi l’esercito franco-tedesco.
Linea del buonsenso e interesse italiano insieme con gli Stati Uniti: altro che ammonimenti, altro che Sanchez che va in Cina.
Gioia Di 16 Aprile 2025 alle 11:07
Pienamente d’accordo