Friedman: mercato libero, autonomia e poco Stato

· 11 Aprile 2025


In questa puntata di “Alta tiratura” Alessandro Gnocchi racconta alcune nuove uscite: “Scrittori maledetti” dello spagnolo Santiago Posteguillo (Piemme, 224 pagine, 18 euro), che racconta le vite di scrittori perseguitati da regimi e da vicissitudini tragiche, da Saffo a Bulgakov, da Kipling a Doris Lessing: “Guida alla cultura” di Ezra Pound (Medhelan, 350 pagine, 25 euro), che nel 1937 scrisse una autobiografia intellettuale sui generis, fra i temi e gli autori di ogni forma d’arte amati dal poeta; “Il corpo di Mussolini. Odissea di un cadavere” di Ugo Savoia (Neri Pozza, 304 pagine, 20 euro) che racconta il lungo viaggio del cadavere, dopo essere stato trafugato dal cimitero di Musocco da tre nostalgici, che alla fine pare sia terminato in Inghilterra.

Gnocchi poi riprende il pensiero di Milton Friedman, premio Nobel per l’economia nel 1976, che spiegò come vedeva la politica dei dazi, oggi il tema portante della cronaca e della geopolitica. L’editore LiberiLibri ha pubblicato una raccolta di saggi di Friedman dal titolo “Non esistono pasti gratis” (168 pagine, 15 euro), in cui Friedman si dichiara contrario, perché la politica dei dazi consente allo Stato di ampliare i suoi poteri: quindi si passa da un regime di contrattazione tra privati a un regime in cui lo Stato diventa il fulcro dell’economia con la spiegazione che deve mantenere l’equilibrio, deve far bilanciare gli interessi di tutti. Friedman pensava che il governo federale non dovesse interferire mai con il libero mercato, e che lo Stato non dovesse soffocare neppure la libertà delle città singole: quindi autonomismo alla massima potenza, tanto che qualcuno disse che la proposta liberale di Friedman confinava con l’anarchia. E in effetti il figlio di Friedman, David, è il principale sostenitore dell’anarco-capitalismo.

 


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