Ghigliottina giudiziaria anti-Marine (e democrazia)

· 31 Marzo 2025


Cari ascoltatori, e poi dicono che il vicepresidente americano J.D. Vance ha torto quando afferma che l’Europa ha un problema con la libertà, con la democrazia, con chiunque sia portatore di un pensiero altro rispetto al politicamente, eurocraticamente corretto. Oggi l’Europa ha un problema con queste cose importantissime che sono un suo frutto, e per questo la situazione è doppiamente grave.

La conferma è arrivata oggi, dalla surreale condanna inflitta in Francia dal Tribunale di Parigi a Marine Le Pen, leader del National, che incarna le istanze, le ragioni, la ribellione di un terzo dei francesi (stima per difetto), che l’anno scorso ha stravinto il voto europeo e che si è confermata anche alle legislative; e che poi è rimasta fuori dai governi da laboratorio allestiti da Macron perché molti erano preoccupati che aumentasse il proprio consenso, con vista Eliseo. E infatti fino a oggi Marine Le Pen era destinata a essere una protagonista delle presidenziali del 2027.

E invece è successa una cosa che noi italiani conosciamo molto bene, per aver visto all’opera la magistratocrazia in Italia almeno dal 1992, quell’attitudine dell’ordine giudiziario a sconvolgere il potere politico. La Le Pen è stata condannata a quattro anni, di cui due senza condizionale, con possibilità – bontà loro – di braccialetto elettronico: con questa sentenza viene applicata immediatamente l’ineleggibilità della Le Pen, che quindi non potrà correre per l’Eliseo né per altre cariche pubbliche.

Che cosa ha fatto, Marine, una strage, ha sequestrato delle persone (per usare un refrain che conosciamo), ha commesso un crimine orrendo? Secondo il Tribunale di Parigi tutti gli europarlamentari del Rassemblement avrebbero firmato dei contratti fittizi nel quadro di un vero e proprio sistema di appropriazione indebita di risorse europee. Detto così, suona malissimo. La sostanza del provvedimento verte sugli assistenti dei parlamentari: a detta dell’accusa e poi dei giudici, non era ben chiaro se lavorassero per il deputato X piuttosto che per il deputato Y, a volte addirittura lavoravano per il partito, e questa sarebbe la ragione della distrazione di fondi europei, insomma una gigantesca ipocrisia.

Ma attenzione: un teorema simile è applicabile a qualunque gruppo del Parlamento europeo, se si va a setacciare che cosa fanno l’assistente X o l’addetto stampa Y, se pubblica un post che però riguarda il partito di appartenenza, se lavora su dossier che interessano anche un altro europarlamentare: se questo è il criterio, allora può essere condannato qualunque membro dell’Europarlamento, dall’estrema destra all’estrema sinistra.

Questo è il meccanismo con cui hanno deciso che Marine Le Pen non potrà partecipare al rito supremo della democrazia francese, le elezioni presidenziali del 2027, per cui era largamente favorita. La sentenza toglie un problema enorme all’establishment macroniano e anche a quello eurocratico, e abbiamo il grosso dubbio che di fatto in Francia e in Europa si viva in una democrazia monca, per cui chi è portatore di un’agenda alternativa viene bloccato a priori tramite la longa manus giudiziaria.

L’agenda di Marine è chiaramente alternativa all’eurocrazia, perché fa della questione dell’identità della Francia, dell’Europa e dell’Occidente il suo centro: propone il contrasto al relativismo culturale che annacqua le nostre storie e che sdogana pratiche incompatibili con la nostra democrazia, pensate alla sharia, che ha sequestrato intere periferie, non solo francesi. Marine incarna un riscatto, rispetto all’ideologia multiculti che sta piegando la Francia e la rende sempre più somigliante al quadro che ne ha dipinto Michel Houellebecq in “Sottomissione”.

Ebbene, questa agenda alternativa alle presidenziali non sarà rappresentata da Marine, ma da qualcun altro. A nostro giudizio, però, l’operazione che hanno fatto è a doppio taglio, perché è talmente smaccata che potrebbe anche partorire una ribellione di massa contro questo colpo di mano giudiziario, e il Rassemblement potrebbe addirittura incrementare i propri consensi.

Resta il fatto che oggi l’Europa ha un problema con la libertà e con la democrazia: ed è il caso che lo affrontiamo, prima che sequestri definitivamente qualunque refolo di alternativa nel nostro continente.


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