Ahah, la sinistra liquefatta parla di crepe nel governo

· 24 Marzo 2025


Cari ascoltatori, nella buona società, nei titoli dei siti e dei giornaloni, nella grancassa mediatica, oggi è tenuto alto il tema delle supposte divisioni del governo: secondo lor signori l’esecutivo sembra in bilico, ma visto che si tengono sempre lontani dal mondo reale e preferiscono quello che hanno in testa, le cose ovviamente non stanno così.

Che in una coalizione, quella del centrodestra, ci siano differenti sensibilità sui temi decisivi della contemporaneità, è ovvio e fisiologico, e comunque non come la racconta il mainstream: piuttosto la faglia di divisione, agli occhi di un osservatore senza pregiudizi, potrebbe essere da un lato la premier Meloni e il ministro Salvini che condividono il no a un riarmo europeo con a capo l’euroburocrazia: cioè no a un esercito comandato da Ursula von der Leyen, oppure dalla maggiore potenza militare europea, la Francia di Emmanuel Macron, unitamente all’ex locomotiva economica, la Germania di Friedrich Merz (e sempre Ursula), cioè un delirio storico, una chimera burocraticista. Dall’altro lato, l’elemento distonico a volte pare essere Forza Italia, quando si presenta come più realista della regina, desiderosa di essere d’accordo con Ursula anche prima che lei esterni.

Ma questa differenza di sensibilità viene sempre ricomposta in sede di decisioni, atti, votazioni: anche nell’ultimo passaggio parlamentare, a dispetto della narrazione che vede drammatiche lacerazioni, i tre partiti hanno votato compatti una risoluzione; invece le opposizioni ne hanno votate cinque diverse, giusto per dire in che stato comatoso sia il cosiddetto campo largo. Non solo: il Pd, partito trainante della sinistra, si è vistosamente frantumato anche al Parlamento europeo, quando metà dei suoi eletti ha votato contro la linea Schlein.

D’altra parte, il campo largo è sbriciolato proprio sui valori al suo interno: nel Pd convivono atlantisti, riformisti e il vecchio nonché rinnovato antiamericanismo sotto la bandiera woke, molto più vicino alla segretaria. La coalizione peggiora le cose, perché il cartello delle opposizioni raccoglie filoputiniani di ferro come Giuseppe Conte e il suo M5s e ultra-bellicisti antitrumpisti senza criterio come Carlo Calenda: insomma, tutto e il suo contrario.

Quanto alle iniziative concrete delle opposizioni, nei giorni scorsi si sono godute la scampagnata a Ventotene, l’isola degli esuli antifascisti, per rivendicare un manifesto del 1941 in gran parte sconfessato come anacronistico dai suoi stessi estensori. Il Pd e il bel mondo di sinistra non se n’è ricordato e nel 2025 ne ha fatto gran pubblicità, pensando fosse una cosa intelligente che porta consenso al di fuori del loro aperitivo permanente. Altra iniziativa recente è stata, a Roma, la Piazza a sbafo per l’Europa, con il partito che va a rimorchio di Michele Serra e di Repubblica: manifestazione pagata dal Comune con i soldi dei contribuenti romani, compresi quelli di centrodestra, che non vogliono più Europa, né un riarmo europeo gestito dalla Von der Leyen.

Allora, se si adotta lo schema di lor signori che legge le differenti sensibilità del centrodestra come lacerazioni, allora il fronte delle opposizioni è completamente liquefatto, e in Italia un’alternativa di governo non esiste. Questa non è affatto una bella notizia per il sistema politico istituzionale del Paese, ma è una notizia che non si può negare.


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