Solo partigiane in libreria: anche la resistenza è woke
Alessandro Gnocchi · 20 Aprile 2025
In questa puntata di “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi nota che, all’avvicinarsi del 25 aprile, fra l’altro anniversario a cifra tonda perché è l’ottantesimo, tutti gli editori hanno messo in catalogo uno o più libri che parlano della Resistenza, quest’anno con una tendenza spiccata: spopolano le partigiane, le storie al femminile.
Sarà un doveroso recupero di storie, di vicende soffocate dal “patriarcato”, oppure sarà una necessità commerciale? I dati ormai da anni dicono che i lettori forti non esistono, mentre esistono le lettrici forti: per cui tutta l’industria è orientata a soddisfarne il gusto e le aspettative. Non è più un discorso di qualità, nel senso che nella pila di questi libri dedicate alle eroine della resistenza c’è dentro di tutto, il buono e il meno buono.
Che le donne siano state partigiane e abbiano combattuto nella Resistenza lo sappiamo da sempre: basterà ricordare che lo è stata anche Oriana Fallaci, la quale quando aveva 15 anni, era il 1944, faceva la staffetta a Firenze da una parte all’altra dell’Arno. La città era occupata e Oriana rischiava pallottole facendo la spola fra gli argini del fiume portando documenti e in qualche caso anche armi.
Una casa editrice stampa libri per venderli, quindi è ovvio che segua logiche commerciali, però se un evento storico soggiace a queste regole (anche altri eventi storici sono stati inglobati dal mercato, per esempio il Giorno della memoria, con tutta la letteratura pubblicata sui campi di concentramento che esce per quella ricorrenza), inizia a seguire meccaniche di mercato e di moda; e quando questo accade significa che quell’evento storico ha perso la sua aura ed è diventato una merce tra le merci. Non c’è niente di male, basta saperlo. Un esempio? Fra questi libri sulla Resistenza al femminile ce n’è uno molto particolare, “I luoghi della Resistenza” di Paolo Pezzino, perfino interessante, in cui si segnalano gli itinerari da fare in bicicletta nei luoghi della Resistenza, ma con una confezione “turistica”, con tanto di copertina rossa (ovviamente…) e l’immagine una staffetta in bici.
Quest’anno, dunque, abbiamo il fenomeno della “Resistenza woke”, i partigiani si dissolvono e salgono in cattedra le partigiane. Beninteso, ci sono anche libri bellissimi: uno di questi raccoglie 51 testimonianze di donne che hanno combattuto, dal quale risulta un quadro storico molto articolato.
Gnocchi ricorda infine anche un saggio del 2023 titolato “Uomini contro” della giornalista e scrittrice Mirella Serri, che non è certo di destra: racconta che “le donne avevano militato fianco a fianco con gli uomini nei Gap partigiani, i Gruppi armati proletari, i partigiani rossi. Hanno condiviso gli stessi spazi, dentro cantine umide, eppure furono proprio i compagni i primi ad abbandonarle e a tradirle, quando si trovarono a occupare una poltrona in Parlamento. Gli uomini che avevano beneficiato delle capacità delle donne a combattere contro i fascisti, anziché far loro posto, abbandonarono gli ideali di eguaglianza di genere e operarono varie forme di ostruzionismo che limitarono la presenza femminile in politica. Nilde Jotti, per esempio, fu lasciata sola dai suoi ex compagni e ritenuta “umorale femminile”, subì attacchi che le piovvero addosso da ogni settore della politica. Ecco, meditate su questo”.
Raffaele Di 20 Aprile 2025 alle 14:43
È bene scrivere di storia, ma ricordare gli avvenimenti reali con adeguato revisionismo dettato da testimonianze e informazioni prima non note. Consiglio il libro di Antonio Serena “Operazione Piave”, un massacro cercato, sulla guerra civile partigiana per ampliare la visione sugli avvenimenti.