Caro john, sei tu che senza gli italiani non esisteresti
Giovanni Sallusti · 20 Marzo 2025
Cari ascoltatori, dobbiamo chiedervi scusa perché in questi due giorni deliranti, tra la piazza di Repubblica pagata dai contribuenti, le crisi di nervi con coda di paglia alla Camera perché la Meloni ha citato il Manifesto di Ventotene, gli eurodeliri in prima serata di Roberto Benigni per cui l’Unione europea è la più grande impresa umana degli ultimi 5000 anni, ci eravamo persi una cosa invece assai urticante, che non può passare in cavalleria.
Si tratta di una frase pronunciata da John Elkann davanti al Parlamento, dove ha illustrato i supposti piani di Stellantis, soprattutto per l’Italia che “non verrà mai abbandonata”, mentre lo è già stata da anni: si imbastisce sempre questa commedia per cui vertici di Stellantis dicono che non faranno mai una cosa che hanno già fatto da tempo. La dichiarazione che supera la soglia dell’accettabile è questa: “L’Italia e la Fiat, oggi Stellantis, sono cresciute insieme”, e poi “se non ci fosse oggi Stellantis, non saremmo qui, perché l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo”. Per la verità la storia recente e non recente dimostra il contrario: che senza l’Italia e i soldi dei contribuenti la Fiat e poi Stellantis sarebbero finite da tempo, perché il nonno Gianni Agnelli, il patron dell’auto italiana, teorizzava pubblicamente che il dogma della Fiat era privatizzare gli utili e socializzare le perdite. Così si è mossa l’azienda, all’interno di questo strambo capitalismo di relazione, o di Stato, all’italiana.
In tempi più recenti non è che l’andazzo sia cambiato di molto. I dati tratti da un’indagine di Milena Gabanelli (che di certo non è una redattrice di Radio Libertà) dicono che, secondo il Registro nazionale aiuti di Stato, da ottobre 2016, quando era ancora Fca, a gennaio 2024 sono stati versati aiuti per 100 milioni di euro. Dal 2014 al 2020 l’allora Fca, che stava per diventare Stellantis, ha ricevuto contributi per 446 milioni di euro, di cui solo 263 a carico dell’azienda, il resto l’ha pagato Pantalone, cioè tutti noi.
Come Stellantis, a partire dal 2021 il conto complessivo della Cassa integrazione è stato di 984 milioni di euro, di cui a carico dell’azienda solamente 280, quindi 700 di nuovo a carico di tutti noi. Nel frattempo è ampiamente avvenuto quello che Elkann ha giurato al Parlamento non succederà mai: si sono persi dipendenti, posti di lavoro, stabilimenti in Italia. Nella fattispecie, nel 2021 i dipendenti erano circa 52 mila, oggi sono circa 42 mila: 10 mila posti di lavoro bruciati, nonostante questo flusso di denaro pubblico non esattamente secondario.
Questa è solo la fotografia recente, ma l’intera storia di quell’industria mostra un’estrema confidenza con la longa manus dello Stato. Già così è stata sdoganata una stortura rispetto alla logica del mercato: ma se poi Elkann va a raccontare al Parlamento, un luogo e un momento che valgono di più di uno dei suoi cda, che senza Stellantis e la Fiat l’auto in Italia sarebbe morta, diventa difficile dare torto alla Lega quando risponde che le parole di John Elkann sono l’ennesima vergognosa presa in giro.
La verità è che il gruppo Fiat-Stellantis è vissuto e cresciuto grazie ai soldi degli italiani. Almeno non ci prendano in giro.