Alessandro Sallusti: processo Salvini, pura persecuzione
Giovanni Sallusti · 21 Settembre 2024
Questa settimana è Alessandro Sallusti l’ospite di “Parlando liberaMente”, la nostra intervista con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo. Nella conversazione, il direttore del Giornale ci conduce lungo un excursus storico degli ultimi 30 anni, per spiegare qual è l’origine del meccanismo per cui è stato possibile che si verificasse un’assurdità come la richiesta da parte dei pm di Palermo di una condanna a sei anni per Matteo Salvini sul caso Open Arms.
“È l’ultima tappa di un percorso iniziato nel 1992-93, quando sotto la pressione dell’inchiesta Tangentopoli la politica abdicò ai propri diritti e alla propria autonomia. Il Parlamento scelse di auto-togliersi l’immunità parlamentare: da lì in poi è stato tutto un continuo cedere terreno al potere della magistratura”.
Sallusti racconta come Tangentopoli abbia cancellato una classe politica, fatta eccezione per i partiti di sinistra; i quali, però quando ormai sembrava che, in assenza di avversari, non avrebbero più incontrato ostacoli, si sono trovati davanti la discesa in campo di Berlusconi, il “cigno nero” imprevedibile che ha scompaginato le carte. È quindi partita una nuova campagna di inchieste, perché la magistratura poteva reagire più rapidamente di quanto avrebbe potuto fare una sinistra impreparata e lontana dal riorganizzarsi. E lo stesso è capitato quando Berlusconi è morto: a sinistra s’è creduto che la fine di un’epoca avrebbe facilitato un’ascesa quasi indisturbata del Pd e dei suoi alleati, e invece è comparso un nuovo cigno nero, l’attuale centrodestra di governo guidato da Giorgia Meloni, che di nuovo ha scompaginato la realtà, per cui sono stati richiamati in campo i pm.
In questa logica pluridecennale si innesta l’aggressione sistematica a Matteo Salvini, con una parte di magistratura sempre molto indaffarata a incidere sulla politica, come l’ex pm Luca Palamara ha testimoniato nel libro “Il sistema – Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana”, libro-intervista scritto con Sallusti. Un’operazione orientata a sinistra e che ha fatto dei due poteri dei vasi (troppo) comunicanti. Per esempio, spiegò Palamara a Sallusti, a dirigere le operazioni per organizzare la campagna politica-giudiziaria contro Salvini nell’estate del 2018 era il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che era a fine mandato e che poi, a dicembre dello stesso anno, spinto dal Pd, venne candidato dalla coalizione di centro-sinistra alle elezioni del febbraio 2019 per la presidenza della Regione Abruzzo.
“Ma non è tanto la magistratura a farmi arrabbiare e preoccupare”, ha precisato Sallusti, “quanto la politica. I magistrati spesso sono i cattivi di questa storia, ma i politici ancora più spesso sono gli stupidi: se Salvini è in tribunale, è perché il Senato, pur con una maggioranza risicata, ha deciso che doveva essere lì”.