Toh, Confindustria sta con il “mostro” Salvini
Giovanni Sallusti · 18 Settembre 2024
Cari ascoltatori, stasera possiamo dire ufficialmente che il mostro non esiste, o meglio esiste solo nel racconto dei giornaloni sulle pagine degli ultimi giorni, con le quali potete incartare la verdura: il mostro è Matteo Salvini, l’incallito spregevole sequestratore di persone. Sul tema “Salvini autentico pericolo” sono intervenuti un po’ tutti, da Richard Gere e Ilaria Salis, per citare l’alfa e l’omega del bel mondo. Solo che poi si è svolta l’assemblea annuale di Confindustria, la prima per il neo presidente Emanuele Orsini, la cui relazione ha presentato una diagnosi sullo stato del Paese che si è spinta al di là dell’occasione di rito.
Orsini ha spiegato che il taglio del cuneo fiscale, voluto fortemente anche dalla Lega, è una misura positiva e anzi va reso permanente, cosa che Salvini ha già indicato in tema di prossima manovra. Fin qui potrebbe sembrare un plauso scontato; ma poi Orsini ha detto che il green deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria, che inseguire la decarbonizzazione anche al prezzo della deindustrializzazione causerà una debacle. E questa è anche la posizione di Matteo Salvini, e della Lega, e del gruppo dei Patrioti in Europa, che contestando la follia ecosocialista si è tenuto fuori da qualunque ipotesi di gioco attorno alla maggioranza Ursula.
Non è finita. Sempre Orsini: “Siamo convinti che il ritorno al nucleare sia strategico. Tutti noi abbiamo imparato che l’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale: allora perché tutti insieme non appoggiamo il nucleare di ultima generazione, invece di continuare a rifornirci a prezzi crescenti dalle vecchie centrali nucleari francesi? Nel nuovo piano energetico se ne parla. Ma sappiamo tutti che, se cominciassimo oggi, ci vorrebbero almeno dodici anni per poterlo utilizzare. Non possiamo perdere altro tempo”. Questa è un’altra storica battaglia di Salvini e della Lega.
E ancora Orsini, sui costi di una transizione energetica folle, ideologica e non calata nella realtà: “Transizioni come queste costano e costeranno migliaia di miliardi al sistema Paese (…) transizioni che hanno bisogno di tempo adeguato. Senza che qualcuno, come sta avvenendo in Europa, confonda politiche ambientali autoreferenziali con politiche industriali per la crescita”. Sull’automotive: “La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica, che stiamo regalando alla Cina, parlano da soli. La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni. Continuando così regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta. Con ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull’occupazione”.
Cina che incombe, automobile in crisi, abbaglio sull’elettrico che è un’operazione ideologica nell’interesse di un Paese extraeuropeo, tutti temi su cui Salvini e Lega insistono da sempre. E infine la cosiddetta pistola fumante, una battaglia e un piano del ministro Salvini nell’ambito delle sue deleghe, il ponte sullo Stretto. Parla sempre Orsini: “La connessione del Ponte sullo Stretto a un adeguato sistema ferroviario e stradale è imprescindibile: bisogna dar seguito a tutti gli investimenti che sono stati previsti”. Il presidente di Confindustria ha dichiarato quindi che è interesse del Paese portare il Mezzogiorno nella contemporaneità e liberarne le potenzialità economiche oggi frustrate dal gap infrastrutturale.
Da Confindustria, dunque, emerge un’agenda per lo sviluppo che coincide in gran parte con l’agenda per lo sviluppo di Salvini; e intanto sui giornaloni c’è il mostro, ed è sempre Salvini. È evidente che qualcuno non la sta raccontando giusta, e chi sia è altrettanto chiaro…