Vannacci: non molliamo su migranti e su imam pericolosi
Antonino D'Anna · 17 Dicembre 2025
In questa puntata di “Zoom” il generale Roberto Vannacci, vicesegretario della Lega e parlamentare europeo, parla con Antonino D’Anna della questione dell’immigrazione, a partire dalla notizia della liberazione dal Cpr di Caltanissetta dell’imam di Torino Mohamed Shahin – dopo che quest’ultimo aveva parlato degli attacchi di Hamas come un evento che “non rappresentava una violenza” – e considerando l’attuale minaccia della nascita di partiti islamici nel nostro Paese e quindi del conseguente voto etnico.
“Il provvedimento assunto da parte del Ministero dell’Interno nei confronti dell’imam di Torino Mohamed Shahin, persona considerata pericolosa per la sicurezza pubblica, è stato sconfessato da un giudice che lo ha rimesso in libertà. Shahin considerava addirittura il 7 ottobre come un atto dovuto di resistenza, è quasi un’istigazione al terrorismo. Questi provvedimenti giudiziari sembrano gli stessi che venivano presi nei confronti delle persone avviate al rimpatrio e che sono state fatte tornare indietro dai centri in Albania. E noi non dobbiamo mollare, ora in Europa stiamo ottenendo ottimi risultati”.
“Le immigrazioni sono diverse, quella musulmana è per molti versi totalmente incompatibile con la nostra cultura, con i nostri valori, con i nostri ideali: ammette addirittura un sistema giudiziario parallelo che è quello della sharia, che noi non potremo mai accettare. Dobbiamo cominciare a considerare bene queste minacce e, soprattutto, a considerare il voto etnico che comincia a diventare un problema in Italia. Si tratta di un problema che arriva da Roma, ma prima ancora da Monfalcone, dove si stanno creando i primi partiti islamici. E ci sono delle forze politiche di sinistra che tendono ad allargare le maglie della cessione della cittadinanza italiana – e quindi il diritto di voto – a queste comunità”.
“Se viene data la possibilità di voto a persone di tale estrazione, come è successo a New York, queste voteranno per quelle forze politiche che spingono per un’immigrazione sempre più di massa. Quindi, aumenteranno le schiere di queste persone e soprattutto l’elargizione di benefit e fondi pubblici a tutti gli immigrati che arrivano in Italia, ribaltando praticamente la situazione rispetto alla società prevalente, quella di origini cristiane, romane, greche, che ha dei princìpi fortemente scolpiti nella nostra mente. Questo è il pericolo che noi corriamo ed ecco perché dobbiamo pensare seriamente alla remigrazione, che non è una deportazione di massa come l’hanno voluta descrivere, ma è il far ritornare nel Paese di origine chi è nella nostra nazione in maniera illegale. Senza dimenticare la possibilità di ri-estendere questo rientro nel Paese d’origine alle persone che non si assimilano nella nostra società”.
“Qualcuno ha sostenuto che il nuovo documento strategico Usa pubblicato dalla Casa Bianca abbia offeso o trattato male l’Europa. Assolutamente no: Donald Trump si sta comportando come un medico che fa una diagnosi, e noi siamo il paziente che se la prende col medico invece di pensare a curare i malanni riscontrati. Resta il fatto che noi da 40 anni siamo indottrinati a perdere la nostra identità, con questa cultura woke della cancellazione, e che ha promosso l’idea di inclusione. Tuttavia la differenza tra integrazione e inclusione è fondamentale: la prima vuole che il nuovo arrivato si adatti al sistema, la seconda prevede che sia il sistema ad adattarsi al nuovo arrivato. Invece no: noi dobbiamo tutelare la nostra società e il futuro dei nostri figli e, soprattutto, cercare di dar loro un’opportunità in più. Non possiamo consegnare loro un continente totalmente sconvolto e snaturato da un’immigrazione di massa che è tuttora in atto”.
