L’Ucraina accetta il piano Trump: ciaone mainstream

· 25 Novembre 2025


Cari ascoltatori, alla fine salta fuori che gli ucraini in carne e ossa erano diversi dagli ucraini raccontati quotidianamente dall’ombelicale, fuori-sync lagna mainstream. Il refrain di queste settimane è stato che c’è un subdolo piano Trump che di fatto prevede la resa di Kiev, scritto sotto dettatura del Cremlino di cui la Casa Bianca sarebbe la dependance. Peccato che la suddetta sia occupata dall’unico inquilino che è riuscito a tenere a bada Vladimir Putin, perché il primo mandato Trump è stato l’unico di un presidente americano durante il quale Mosca non ha invaso nessuno. Così, con sprezzo del ridicolo, è stato narrato di questo piano del tutto filorusso e degli ucraini indignati, pronti a respingerlo e a radunarsi compatti sotto la bandiera dei volonterosi bonapartisti sventolata da Emmanuel Macron.

Poi però è arrivata la smentita da una fonte insospettabile, l’emittente americana ABC, che citando un funzionario Usa ha dato la seguente notizia: gli ucraini hanno accettato l’accordo di pace. Ci sono alcuni dettagli minori da sistemare, ma una delegazione ucraina ha concordato con gli Stati Uniti – non con Macron-Napoleone, non con Friedrich Merz con le industrie tedesche affamate di riarmo – i termini di un trattato, anche perché per realismo, come sia gli ucraini sia Zelensky sanno, l’unico interlocutore che può sciogliere questo nodo è l’America. Negli stessi minuti è uscita anche la notizia di colloqui in corso ad Abu Dhabi fra il segretario dell’esercito americano Daniel Driscoll e una delegazione russa. La fonte è il tenente colonnello Jeff Tolbert, portavoce di Driscoll, secondo cui questi colloqui “stanno procedendo bene e restiamo ottimisti”. Insomma, il lavoro attorno alla soluzione diplomatica è intenso, ed è lo stesso schema visto per il Medio Oriente.

Tutto gira attorno all’unico percorso credibile, che tutela anzitutto l’Ucraina: cessione di territori, in primis la Crimea e poi il Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza ritagliate sull’articolo 5 della Nato. Sono garanzie molto salde, che, in caso di una nuova aggressione, causerebbero l’intervento della più formidabile macchina bellica al mondo. Va considerato anche che dal punto di vista americano le steppe del Donbass non sono il baricentro del mondo, e il dossier Russia-Ucraina va chiuso perché è uno strumento anzitutto che la Cina usa per distogliere l’attenzione: un pantano in Europa tiene gli Stati Uniti impegnati e distoglie il mondo libero dalla sfida epocale con il Dragone. Non è un caso che in queste ore si segnali un grande attivismo di Xi Jinping. E che sia stata intrapresa la strada che porta alla risoluzione di questa guerra è interesse soprattutto degli europei.

Ci siamo quasi stancati di contarle, e questa è una in più, l’ennesima disfatta del mainstream: gli ucraini accettano il piano Trump, i colloqui con la Russia stanno andando bene, quindi coltiviamo una ragionevole, laica, umana speranza.


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