Quelli che “con Capezzone non si parla”: ecco i buoni!
Giovanni Sallusti · 31 Ottobre 2025
Cari ascoltatori, questa sera vi diamo un piccolo e significativo saggio dell’autoritarismo, del cattivismo dei buoni, di una forma mentis profondamente totalitaria. Il buono con la B maiuscola è tal Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage, scrittore impegnato, attivista a bordo della flotilla (figurarsi se ha perso l’occasione della spedizione radical per eccellenza), quei geni che volevano violare un blocco navale israeliano in una zona di guerra – per inciso fra uno Stato democratico e una banda terrorista – e che si sono scandalizzati perché non glielo hanno lasciato fare.
Ora, Tommasi ci ha deliziato con questa osservazione sui suoi social: “Stamani mi ha scritto un gruppo organizzato di studenti e studentesse della Bocconi, mi hanno chiesto un intervento dal vivo sulla libertà di parola e il giornalismo, alla luce anche dell’attentato a Ranucci. La controparte che aveva già dato la disponibilità era Daniele Capezzone. Io ho risposto così: grazie per l’invito, ma no, non credo ai dibattiti su problemi con chi è parte del problema”. Insomma il direttore editoriale di un giornale che ha idee diverse e scrive cose diverse da Saverio Tommasi è un problema per la libertà di parola. Già così la logica scappa via. Prosegue Tommasi: ”Mi spiego: Daniele Capezzone è direttore editoriale di Libero, uno dei giornali che considero responsabili della difficoltà di fare il mestiere che faccio in Italia”.
Veniano allora a sapere che Saverio Tommasi fa fatica a fare il giornalista perché in Italia vengono pubblicate testate che hanno una linea editoriale e uno sguardo culturale diversi dal suo. Forse farebbe meglio il giornalista in Russia, in Cina, in Iran, dove c’è una linea unica e tutte le testate, che si contano sulle dita di una mano, la seguono. Ancora: “E se è vero che non ho alcun problema a relazionarmi con chi la pensa molto diversamente da me, domenica ero a Predappio per dire” – per spacciarci quel folklore residuale come sinonimo delle destre al governo – “scelgo di non farlo in un incontro pubblico dal vivo, dove anche soltanto la presenza legittima l’interlocutore”.
Tommasi non va a questo evento della Bocconi perché non vuole legittimare l’interlocutore: chi la pensa come Capezzone, i giornalisti che guardano al centrodestra, ecco, sono voci non legittime e non vanno legittimate: la conclusione è che un avversario politico, culturale, giornalistico, intellettuale, per quelli come Tommasi è sinonimo di nemico esistenziale, anzi ontologico.
Ora, questa serie di deliri autoritari venduti come riflessione buonista sono indicativi del clima che stiamo vivendo: per la bolla dominante del mainstream progressista non va legittimata l’esistenza dell’altro. Pensateci: mutatis mutandis, cioè passando dalla farsa di Tommasi alla tragedia, ci viene da pensare che anche il gentiluomo che ha sparato a Charlie Kirk non voleva legittimare l’esistenza dell’interlocutore…
