Migrante aggredisce passante per una sigaretta: gamba rotta

· 24 Ottobre 2025


In questa puntata di “Zoom” Mirko Calcaterra, autotrasportatore 51enne di Cologno Monzese, parla con Antonino D’Anna di un fatto di cronaca che lo ha riguardato lo scorso 15 ottobre per “colpa” di una sigaretta. Una situazione nella quale il signore non avrebbe mai pensato di imbattersi come vittima e che dimostra come il diritto alla sicurezza in Italia per un cittadino è a dir poco perfettibile, per usare un eufemismo.

“Quel giorno ero con la mia famiglia, stavo tornando in bicicletta dal dottore e mi sono fermato solo due minuti perché la mia nipotina aveva sete. Tutto a un tratto mi si avvicina un ragazzo e in maniera sgarbata mi chiede una sigaretta. Io gli rispondo con una battuta: ‘Guarda qua c’è il tabacchino, eh’. Scherzavo ovviamente, ma è anche vero che in precedenza ne avevo già offerte due. Lui è andato avanti, si è fumato una sigaretta offerta da un’altra persona e mai avrei immaginato che ritornasse indietro per insultarmi. Ha detto di tutto a me, a mia moglie, a mio figlio, mi si è scagliato contro ci ha lanciato la bicicletta. Poi, è finita nei peggiori dei modi: mi ha colpito con un pugno in piena faccia alle spalle, poi ha tentato la fuga. Sono caduto pesantemente di gambe, ho lesionato i legamenti e sono finito in ospedale. I tempi di guarigione saranno lunghi. Se mi avesse dato una coltellata, io oggi mi trovavo?”.

“Prima di darmi il pugno ha fatto di tutto: si era messo a tirare pietre contro le vetrine e le macchine, insultando la gente che era là in zona con delle parolacce impronunciabili e continuando a gridare ‘Io sono africano, non mi potete fare niente’. Quando mi ha steso è scappato, ma è stato subito inseguito da mio figlio e altri ragazzi. Poi sono arrivate le forze dell’ordine che lo hanno braccato. Ma sapete qual è il fatto peggiore? Che un sacco di persone mie connazionali erano tutte lì a guardare e, quando sono arrivati i carabinieri a fermarlo, tutti erano coi cellulari in mano aspettando di vedere se gli agenti avessero fatto del male al ragazzo”.

“Mi è stato detto che questo ‘galantuomo’ aveva già dei precedenti penali: infatti lui si trovava già in affidamento in prova e dopo questo fatto glielo hanno revocato e lo hanno rispedito in galera. Quando lui poi ha tirato fuori un documento, mi gridava ‘Io sono italiano, torna al tuo Paese’. Cioè lui diceva a me di tornare al mio Paese, come se l’italiano fosse lui e io invece lo straniero”.


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