Milano, il mistero delle convenzioni “senza legge”

· 22 Ottobre 2025


In questa puntata di “Auto da fé” Giulio Cainarca racconta con Luca Beltrami-Gadòla, ex vicepresidente di Assimpredil, fondatore e responsabile editoriale del sito arcipelagomilano.org, gli sviluppi delle inchieste sulla gestione dell’urbanistica di Milano portate avanti dalla Procura del capoluogo lombardo. Questa volta è toccato al progetto immobiliare SerlioSette, in via Sebastiano Serlio (zona Brenta), che prevede la costruzione di due edifici residenziali, che sarebbe stato portato avanti, come già in altri casi scandagliati dagli inquirenti milanesi, con violazioni della normativa edilizia e con una presenza massiccia di conflitti di interesse.

“Noto che l’attenzione mediatica è scemata quasi a zero, nonostante si tratti del quinto processo su questo versante. L’avviso di chiusura indagini è stato notificato a sette persone: alcuni sono i responsabili legali delle società che hanno sviluppato il progetto e hanno fatto la costruzione – come il direttore dei lavori e il progettista – ma c’è anche Carla Barone, dirigente del Comune di Milano ed ex responsabile dello sportello unico dell’edilizia, che è già indagata in altri procedimenti dello stesso tenore. Anche in questa inchiesta sono contestate lottizzazione abusiva e presunte false attestazioni in merito ai requisiti edilizi. Secondo la Procura la realizzazione di questo progetto (come già avvenuto in tanti altri casi a Milano) avrebbe dovuto passare per la stesura di un piano particolareggiato e non tramite una convenzione tra l’impresa e i funzionari del Comune, senza alcun vaglio da parte della Giunta, del sindaco Giuseppe Sala o del Consiglio comunale di Milano”.

“Insomma, si è costruito con il permesso di costruire convenzionato, il quale non passa mai dai consiglieri milanesi o dalla squadra di governo locale, ma viene firmato semplicemente davanti a un notaio. La legge italiana non lo prevede, anzi lo vieta: però a Milano, a quanto pare, si può fare. E i dirigenti comunali possono stipulare direttamente le convenzioni. Come racconta Luigi Ferrarella, cronista giudiziario del Corriere della Sera, il direttore generale del Comune di Milano, Christian Marangone, ha dichiarato che questa decisione venne presa sotto la Giunta presieduta da Giuliano Pisapia. Benché quest’ultimo abbia risposto subito che non gli risultava, poi si è scoperto che questo schema risale effettivamente all’era Pisapia. Tuttavia non si trattava di una decisione della Giunta, bensì di una circolare di una dirigente. C’è da chiedersi come sia possibile che in Italia la circolare di un qualunque dirigente comunale possa sopravanzare una legge nazionale”.


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