Da D’Annunzio a Vargas Llosa, quante risse fra scrittori

· 19 Settembre 2025


In questa puntata di “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi propone una carrellata storica di litigi tra gli intellettuali e gli scrittori: non solo quelli “normali”, che si sono fermati a livello dialettico, ma anche gli scontri che poi hanno degenerato e sono arrivati alle mani. Lo spunto è fornito dalla riedizione aggiornata di “Nemici di penna. Insulti e litigi dal mondo dei libri”, scritto da Giulio Passerini e pubblicata dalla casa editrice Italo Svevo. 

Il record delle cattiverie verbali spetta a Vladimir Nabokov, l’autore di “Lolita”. Per esempio, di Ezra Pound disse che era “un autore disgustoso di pretenziosi nonsense”. Su Brecht, Faulkner e Camus, affermò: “Semplicemente per me non esistono, i loro nomi sono seppelliti in un cimitero vuoto”. Per stroncare i più grandi capolavori di Ernest Hemingway, Nabokov dichiarò: “Lo lessi per la prima volta all’inizio degli anni ’40, qualcosa che parlava di campane, coglioni e tori”. Ma l’autore che gli faceva proprio saltare i nervi era Fëdor Dostoevskij: “La sua mancanza di gusto, il suo monotono trattare di personaggi sofferenti, di complessi pre-freudiani, il suo modo di sguazzare nelle tragiche sventure dell’umana dignità, ecco tutto ciò è difficile da imitare”. 

Venendo invece al sangue e alle risse in senso fisico, il modello originario è rappresentato da Gabriele D’Annunzio che incrociò la spada con Filippo Tommaso Marinetti. Il primo disse del secondo che era un “cretino fosforescente”, alludendo al futurismo. E Marinetti disse invece di D’Annunzio che era “la Montecarlo di tutte le letterature”, cioè un venduto.

Interessante anche lo scontro tra Giuseppe Ungaretti e Massimo Bontempelli: una rivalità legata a una rivista, e sui giornali uscirono stoccatine reciproche. Alla fine si passò alle maniere forti. I due s’incontrarono in uno storico caffè di Roma, “Al Ragno”, si schiaffeggiarono e chiusero con un duello con la spada nel giardino della villa di Luigi Pirandello, in Via Nomentana. Era presenta una marea di giornalisti e diventò un evento pubblico, nonostante i duelli fossero vietati. Vinse Bontempelli, che era un ottimo tiratore di scherma, ferendo Ungaretti tre volte al braccio.

C’è poi la rissa più famosa della storia della letteratura: quella tra Mario Vargas Losa e Gabriel García Márquez, entrambi premi Nobel. Il primo, peruviano, ha abitato per gran parte della vita in Spagna e sposò il liberalismo, mentre il secondo è sempre stato un fan di Fidel Castro. Il confronto, tuttavia, non avvenne per motivi politici: fu una vicenda di corna. Vargas Losa perse la testa e riempì di botte García Márquez. C’è anche una famosissima fotografia che ritrae il padre di “Cent’anni di solitudine” mentre se la ride con un occhio nero e gonfio, quello che gli aveva appena colpito il rivale amoroso.

Infine, un’ultima famosa scazzottata. Michele Mari, scrittore estremamente valido, si offese per una recensione a suo dire prevenuta scritta da parte di Antonio D’Orrico, importante critico di “Sette” del Corriere della Sera. Mari si presentò alla redazione di via Solferino, chiese di D’Orrico e gli saltò addosso: finì a pugni.


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