Giustizia: sì alla riforma. la sinistra che fa? Una rissa
Giovanni Sallusti · 18 Settembre 2025
Cari ascoltatori, evidentemente alla sinistra parlamentare prudevano le mani, a furia di vederle prudere ai propri “intellettuali”, che in questi giorni hanno chiuso gli occhi di fronte all’odio politico o lo hanno alimentato sul territorio: contro Fratelli d’Italia al Consiglio comunale di Genova, contro una sede della Lega in Brianza. Al Parlamento italiano non volevano essere da meno.
Oggi alla Camera è stata approvata in terza lettura la riforma della giustizia, un’asse portante del programma di governo del centrodestra: “incredibilmente” la maggioranza ha applaudito, “incredibilmente” alcuni ministri si sono compiaciuti, rivendicando fieramente un risultato politico, priorità del programma con cui sono state vinte le elezioni.
Questo ha destato grande scandalo: c’è stata una minacciosa calata di parlamentari dai seggi dell’opposizione verso i banchi dei ministri ed è stata sfiorata la rissa. Ma la separazione delle carriere è qualcosa che – in varie forme – esiste in quasi tutti gli Stati avanzati, perché impedisce la contiguità, l’interscambiabilità fra l’accusa e la parte terza che deve giudicare. Ed è tra i motivi filosofici per cui esiste il centrodestra in questo Paese, fin dal 1994. Non è un caso che alcuni esponenti abbiano dedicato il provvedimento a Silvio Berlusconi.
La riforma prevede, tra l’altro, la nomina dei membri del Csm per sorteggio, novità che mina alla base il sistema malato delle correnti. Insomma, sta avanzando una salda riforma liberale e garantista di centrodestra, come è stato chiesto dagli elettori. Dov’è lo scandalo? È che si tratta di qualcosa di non previsto da lorsignori: per costoro esiste solo una narrazione dei “buoni”, e tutto quello che se ne discosta è scandaloso, anche se poggia sul mandato popolare.
A lorsignori non piace questa riforma della giustizia? Alle prossime elezioni siano allora più persuasivi, spieghino meglio la loro alternativa, provino a prendere un voto in più del centrodestra e, se vincono, la sbaracchino: questa è la democrazia. Scandalizzarsi o addirittura inveire e minacciare di arrivare alle mani perché il loro avversario incassa e rivendica un risultato, non è politica. È, nel migliore dei casi, la parodia di un’assemblea del liceo; nel peggiore, sintomo di isteria ideologica.