Per lorsignori Kirk lo ha ucciso Trump

· 12 Settembre 2025


Cari ascoltatori, provate a immaginare: un attivista democratico, un influencer che ha milioni di follower e che diffonde l’agenda progressista dei dem americani con successo, che ha creato associazioni per discutere di politica, per promuovere il ragionamento e il confronto, viene ucciso con un colpo di fucile in un campus universitario mentre sta esercitando il diritto alla libera espressione del pensiero, cioè l’anima dell’Occidente e degli Stati Uniti d’America. Sulle munizioni che sono state sparate vengono ritrovate delle frasi che inneggiano al Maga e si scopre che il killer è un suprematista bianco, un estremista di destra.

Ora immaginate quale sarebbe la temperatura dei giornali di oggi: il fascismo in America, l’allarme della violenza politica, l’odio diffuso dall’onda delle destre, paginate di sociologia sull’onda nera che è pronta a prendersi anche l’Europa dopo aver preso gli Stati Uniti; e poi ritratti in serie in cui vengono mischiati Donald Trump, Marine Le Pen, Viktor Orbán e così via, verrebbe decretata la fine della democrazia in America e magari verrebbe anche chiesta a giornali unificati la messa fuori legge del Partito Repubblicano.

Però è successo che, al contrario, la vittima è Charlie Kirk, una voce importante del conservatorismo americano, che usava l’argomentazione e il confronto come leve della sua azione politica; e sui proiettili del killer sono state trovate frasi che si richiamavano all’antifascismo e all’ideologia gender. E così troviamo sui giornaloni un clima ben diverso: si va dal minimizzare o ridurre il fatto a caso di cronaca, al capovolgimento esplicito, arte in cui eccelle Repubblica. Il quotidiano intervista l’intellettuale liberal Jonathan Safran Foer, titolo: “È una guerra civile, così Donald coltiva la violenza”: hanno ammazzato una delle voci più limpide, autorevoli e originali del trumpismo in nome dell’ideologia gender e antifa, e a coltivare la violenza sarebbe Donald.

C’è poi il doveroso corollario: “L’America è stata presa in ostaggio da un’industria delle armi che trae il profitto dalla paura”, ma qui l’industria delle armi non c’entra niente, c’entra invece l’odio ideologico di una singola persona che ha premuto quel grilletto, di un nemico politico di Trump. Trarne la conclusione che è Donald a coltivare la violenza è puro surrealismo.

Passiamo ad altri: la Stampa intervista la nume tutelare del progressismo contemporaneo, Alexandria Ocasio-Cortez, che è un po’ più accorta del collega scrittore e dice che bisogna abbassare i toni, cose anche di normale buonsenso; salvo poi definire irresponsabile l’atteggiamento di Trump, non di quelli come lei della sinistra arcobaleno e woke, che hanno sempre dipinto il presidente Usa e chiunque lo sostiene come mostri, nemici della democrazia, legittimando così anche dei rimedi radicali, perché può essere che qualche mente labile (parole sue) ti prenda poi in parola. Il Corriere titola “La furia di Trump”, che è vero, ma suona un po’ bizzarro perché è centrato sulla reazione e non sull’emergenza della contemporaneità.

Tralasciamo per decenza e rispetto verso noi stessi tutti gli intellettuali o pseudotali italici, da Saviano al rapper Frankie hi-nrg, fino ai politici e politicanti delle quinte file woke, che più o meno hanno fatto capire che Kirk se l’è cercata o che comunque è l’odiatore è il morto e non lo sparatore. Quel che non va tralasciato è l’elefante nella stanza, la suddetta emergenza della contemporaneità: nel mainstream mediatico non la si trova da nessuna parte, ed è quella che tempo fa ha indicato il vicepresidente Usa J.D. Vance. Cioè che l’Europa, e in questo caso il dibattito italiano, ha un problema con se stessa, con la sua anima, con la libertà, con il free speech: non dichiara, anzi omette il rischio totalitario che abbiamo in casa nostra, prima ancora dalle dittature che ci minacciano da fuori. Noi abbiamo un problema grande come una casa, si chiama intolleranza e totalitarismo intellettuale woke. Che purtroppo non sempre è solo intellettuale, visto che in America è arrivato a sparare.


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