Danesi ecotalebani: pronti alla patrimoniale green
Giovanni Sallusti · 4 Luglio 2025
Cari ascoltatori, sentivamo tutti un impellente bisogno di una euro-patrimoniale green: tutti, i popoli europei, le famiglie europee, le aziende europee, i contribuenti europei. L’ideona è della Danimarca che è presidente di turno dell’Unione, Paese governato dal centrosinistra: in realtà ha rispolverato un vecchio cavallo di battaglia già proposto nel 2021, che consiste nell’introduzione di una nuova patrimoniale climatica europea, perché ci sono ancora imprese che sono riuscite a sfuggire alla follia del green deal (che oggi costa all’anno circa 1.285 miliardi, l’otto per cento del Pil dell’eurozona): bisognerà pure dar loro una nuova mazzata.
La notizia ferale è stata anticipata da Bloomberg, che ha potuto visionare una nota del 30 giugno redatta dalla presidenza, in cui c’è la promessa di fare il possibile per finalizzare entro novembre una controversa proposta di legge che riformerebbe la tassazione dei carburanti e dell’elettricità nell’Unione europea.
In particolare questa proposta avrebbe i seguenti pilastri: rivedere le accise sull’energia con un allineamento all’agenda 2030 degli obiettivi climatici dell’Unione europea, cioè aumentarle, con obiettivi ancora più ambiziosi dal punto di vista degli ecotalebani (ricordate che l’Unione europea ha già deciso che l’abbattimento delle emissioni dovrebbe raggiungere il 90% entro il 2040). La ratio sarebbe spostare le tasse da un criterio basato sui volumi consumati dai singoli Paesi a uno basato sul contenuto energetico e l’impatto ambientale, per penalizzare l’uso di combustibili fossili e incentivare le fonti rinnovabili. Insomma, la solita turba ingegneristica dei burocrati che dai loro uffici pretendono di determinare l’economia e le scelte energetiche, tra l’altro penalizzando sempre l’energia tendenzialmente usata dagli strati meno abbienti della popolazione.
In realtà, la Danimarca quanto a eurofollie non ci sorprende: tra le altre cose, a partire dal 2030 sarà il primo Paese al mondo a implementare una carbon tax sulle emissioni di gas sera prodotte dal bestiame, calcolata per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa da pecore, mucche e suini. Non è un film comico: sarà una tassa sui peti del bestiame. Questa è la lucidità di lorsignori che promettono di gabellarci ancora di più. Ennio Flaiano direbbe che la situazione è grave ma non seria: e i contribuenti italiani ed europei hanno bisogno di tutto, per prima cosa di sopravvivere, ma di certo non della mazzata finale via patrimoniale green. Almeno questa, per favore, risparmiatecela.