Patriarcato? da omero in poi solo padri deboli

· 15 Giugno 2025


In questa puntata di Alta tiratura, Alessandro Gnocchi affronta il tema del patriarcato attraverso un libro  appena pubblicato del docente italianista con una notevole mole di pubblicazioni Giorgio Ficara, “Il padre sulle spalle” (Einaudi, 208 pagine, 17 euro), stranamente “sfuggito” al controllo del politicamente corretto.

Sentiamo dire ogni giorno che viviamo da millenni, anzi da decine di migliaia di anni nel patriarcato, spiega Gnocchi. Com’è possibile che ora salti fuori un libro che racconta come in realtà nella grande tradizione letteraria il padre è forte solo in qualche caso, più spesso non lo è, e a volte è contemporaneamente forte e debole?

Quell’universo paranoico in cui il patriarca decide per tutti e sottomette la donna è una realtà storica che c’è stata, ma forse non è esattamente il problema centrale della contemporaneità. Nel libro di Ficara sono elencate una serie di figure paterne che non hanno la forza del patriarca, oppure sono più complesse, come è proprio dell’essere umano. Il primo di questi è Ettore, uno dei protagonisti dell’Iliade di Omero, che è un eroe massacratore ma che prima di scendere per l’ultima volta sul campo di battaglia si commuove alle parole della moglie Andromaca che gli dice: tu devi voler essere padre innanzitutto piuttosto che guerriero morto. Ettore sorride al suo amato figlio, e risponde che pensa anche lui tutto questo, poi si avvia verso la morte.

Priamo è certo un grande capo, però va a supplicare in lacrime Achille di consegnargli il corpo di Ettore; Achille, che è l’eroe tutto d’un pezzo, si commuove anche lui. Anchise, padre di Enea, sfinito dalla vecchiaia, viene portato sulle spalle dal figlio Enea e anche in queste condizioni rimane una guida infallibile per il figlio.

Fra gli altri esempi, nella Divina Commedia Brunetto Latini è un peccatore umiliato, una marionetta infernale, ma anche un padre che insegna al figlio elettivo, cioè Dante, come l’uomo si eterna. Nel “Giulio Cesare” di Shakespeare, Cesare a un certo punto geme come una fanciulla. Tutti questi padri non rappresentano in nessun modo la dura legge del padre: sono distratti, sono eccentrici, sono autorevoli nella loro anomalia.

In alcuni casi la figura del padre non esiste neppure e il personaggio letterario deve  trovare da solo il modo corretto di stare al mondo. L’esempio più evidente per letteratura italiana è Renzo Tramaglino nei Promessi Sposi: chi si ricorda del padre di Renzo? Gli vengono dedicate pochissime righe, Renzo deve fare sempre tutto da solo. Ci sono poi padri ingiustamente passati alla storia come cattivi, dei veri e propri patriarchi, in particolare il reazionario Monaldo Leopardi, genitore di Giacomo; se però osserviamo meglio le lettere e le parole di Monaldo per Giacomo scopriamo che i sentimenti di Monaldo sono quasi materni, è sentimentale e benigno, è attento a Giacomo quanto una balia, tutto il contrario di quanto abbiamo ereditato dalla critica. Al contrario, nei Promessi Sposi il padre di Gertrude, della monaca di Monza, è una vera figura patriarcale, perché costringe sua figlia a diventare monaca senza che lei lo voglia.

Insomma, alla fine della lettura del saggio di Ficara si resta stupiti che una società schiava del patriarcato ci consegni un libro come questo, in cui si dimostra che l’idea che abbiamo del patriarcato, nella grande letteratura, nella nostra cultura, è praticamente assente.


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