Perché non possiamo non stare con Israele

· 13 Giugno 2025


Cari ascoltatori, il punto centrale, il senso dell’attacco di Israele in Iran, a impianti nucleari, a comandi e vertici militari, al team di scienziati che lavoravano al nucleare, è che, come ha chiarito il primo ministro Netanyahu, è stato lanciato per difendere la sua sopravvivenza: anche l’Onu ha ammesso che Teheran era a pochi giorni dall’ottenere 15 ordigni nucleari, e parliamo di un organo internazionale non esattamente empatico verso Israele, anzi più vicino all’Iran, tanto da avergli anche dato la presidenza del forum per i diritti umani. 

“Abbiamo colpito al cuore del programma di arricchimento nucleare dell’Iran”, ha detto Netanyahu. Nell’attacco sono stati anche uccisi il capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane, il comandante della guardia rivoluzionaria iraniana e un altro importante ufficiale, definiti dall’Idf “spietati assassini di massa con le mani sporche di sangue internazionale. Il mondo è un posto migliore senza di loro”.

Dobbiamo ricordare una volta di più gli attori in gioco? Da un lato c’è l’unica democrazia del Medio Oriente, cioè un pezzo del nostro mondo in quell’area, che circondata fin dalla sua nascita da vicini che cercano di cancellarla dalla carta geografica. Dall’altro lato c’è la centrale del terrore islamista, l’Iran degli ayatollah, la mente logistica e finanziaria del pogrom del 7 ottobre, perché Hamas è un’emanazione dell’Iran, che senza il suo sostegno finanziario e tecnologico non sarebbe esistita. L’ayatollah Khamenei definì il 7 ottobre “un atto di giustizia conforme al diritto internazionale”, tipo sgozzare bambini ebrei in quanto ebrei, per fare un esempio della galleria degli orrori di quel giorno. A ruota venne scatenata un’altra propaggine, gli Houti, per condurre un attacco al commercio mondiale, soprattutto contro l’occidente; e ricordiamo che l’Iran finanzia anche Hezbollah, che da anni perseguita i civili nel nord di Israele.

Allora, per trovare una bussola di senso in questo contesto, dobbiamo leggere ancora una volta la posizione americana. Donald Trump ha chiarito che gli Stati Uniti non sono coinvolti direttamente nell’attacco israeliano, ma ha anche sottolineato che sono pronti a difendere se stessi, le numerose basi americane in Medio Oriente, e Israele dalla rappresaglia iraniana. Trump non condivide in toto la politica di Netanyahu, ma è pronto a difendere l’America, l’Occidente e Israele in quel quadrante. Il presidente americano non è un guerrafondaio, è convinto che il format migliore sia sempre l’accordo, ove possibile anche con tirannie orrende come quella iraniana, che se avessero senso di autoconservazione ci starebbero. Ma se il loro obiettivo è scatenare l’apocalisse islamica e dotarsi delle atomiche per cancellare Israele, Trump per primo ha detto che questo non potrà mai accadere. E qualunque italiano, europeo, occidentale padrone di sé, non può che stare con il diritto di Israele ad esistere.


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