Pace fiscale e tasse giù sono un’unica visione
Giovanni Sallusti · 11 Giugno 2025
Cari ascoltatori, è in atto un giochino mediatico fatto di premesse vendute dal mainstream come obbligatorie e invece sono ideologicamente orientate: hanno lo scopo di mettere in contrapposizione fra loro i partiti di governo e soprattutto di non intaccare il grande dogma statalista del tassa&spendi, che è esattamente quello che il popolo elettorale del centrodestra vorrebbe mettere in discussione. Il giochino mediatico in questi giorni contrappone l’abbassamento delle tasse, soprattutto sul ceto medio che è l’ossatura del Paese e di ogni società avanzata, e l’idea della pace fiscale, che è un obiettivo minimo di civiltà.
Oggi Matteo Salvini, durante un Consiglio federale della Lega, ha chiarito la falsità di questa contrapposizione e la volontà politica di uscirne: ha chiarito in tutte le salse che la pace fiscale non è una soluzione alternativa ad altre proposte dagli alleati, vedi l’abbassamento dell’Irpef, ma complementare. Il vicepremier aveva già sostenuto in una dichiarazione precedente questa posizione, quando disse che “la riduzione di tasse al ceto medio e la rottamazione delle cartelle possono andare avanti di pari passo. Con la rottamazione tu puoi incamerare miliardi che possono permetterti di abbassare le tasse. Quindi una cosa non esclude l’altra, anzi la pace fiscale e la rottamazione servono per fare tante altre cose”.
La pace fiscale, come giustamente la Lega ricorda, dovrebbe essere in cima all’agenda di un centrodestra seriamente alternativo al tassa&spendi di cui sopra: consiste nella rottamazione di cartelle esattoriali, per la gran parte micro-cartelle, che insieme ammontano a circa 380 miliardi di euro e sono state accumulate nel periodo tra il 2017 e il 2023. Si tratta di soldi dichiarati, non occultati o volutamente evasi, che questi cittadini non hanno pagato perché nella stragrande maggioranza dei casi non li avevano: stiamo parlando di piccole partite Iva, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi. È la fascia che rappresenta i deboli e gli esposti a causa della globalizzazione, il fronte dell’economia reale: cioè il corpo elettorale del centrodestra.
Questa ipotesi di rottamazione consisterebbe in 120 rate tutte uguali, senza maggiorazioni o more, distribuite in dieci anni, e consentirebbe un recupero di gettito che altrimenti andrebbe perso. Non stiamo parlando di grandi evasori che spostano megacapitali in Svizzera o in paradisi fiscali, ma piccole partite Iva di gente normale che in questo modo potrebbe riprendere tranquillamente la sua attività senza questo macigno sulle spalle, innescando un circolo virtuoso per l’economia. E le risorse incamerate potrebbero essere destinate anche a operazioni come l’abbassamento dell’Irpef.
Come vedete, tutto questo è unito in una visione, che corrisponde a uno storico slogan del centrodestra che è “fisco amico” in luogo del fisco punitivo. Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sostiene che ci siano i tempi e i modi per inserire la pace fiscale nella prossima manovra. Quindi l’obiettivo politico della Lega, a quanto si apprende dal federale di ieri, è approvare questa norma entro l’estate in Commissione bilancio, per averla operativa nella legge di bilancio.
Per questo a nostro giudizio è politicamente e culturalmente importante uscire dalle false contrapposizioni: la pace fiscale è una premessa indispensabile.