Tajani non distingue più la destra dalla sinistra
Giovanni Sallusti · 10 Giugno 2025
Cari ascoltatori, vorremmo porre una domanda di semplice logica politica al ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani: perché all’indomani di una sconfitta storica della sinistra sui referendum che dovevano dare una spallata al governo e invece al campolargo hanno fruttato una lussazione, ha sentito il bisogno di rilanciare su una battaglia che sembra riecheggiare proprio il quesito referendario più bocciato dagli elettori?
Si tratta della sua ri-proposta di adottare in Italia lo ius scholae, il diritto alla cittadinanza da parte di ragazzi immigrati dopo aver ultimato un percorso di studi. Tajani dice: “Salvini non è d’accordo, noi sì, non è che devo chiedere l’autorizzazione a qualcuno se voglio presentare una legge in Parlamento”. Vero, però dovrebbe sentirsi vincolato al programma sul quale il corpo elettorale ha dato la maggioranza al centrodestra: e lo ius scholae non c’era. C’era invece nel programma del Pd. Non solo: coincidenza inquietante, lo ha rilanciato nelle stesse ore anche Giuseppe Conte, con parole praticamente identiche: “Ora bisogna rilanciare lo ius scholae” e, ha aggiunto il malizioso avvocato, “dove andrebbe sfidato anche il centrodestra”, pensando di avere una sponda. Che Tajani gli ha immediatamente dato.
Ricordiamo che il quesito referendario più bocciato è proprio quello relativo alla cittadinanza, la possibilità di dimezzare i tempi per l’ottenimento portandoli a cinque anni. La larghissima maggioranza dell’elettorato italiano, incluso parte di quello di sinistra, ha reputato che non sia una priorità allargare le maglie della cittadinanza alle persone immigrate. D’altra parte, i dati Eurostat indicano che fra i Paesi dell’Unione europea l’Italia è il più generoso già oggi a concederla: negli ultimi dieci anni è sempre stato fra i primi tre e per lo più il primo, quindi questa emergenza non c’è. L’elettorato non è bue, spesso sente lo spirito del tempo assai più del palazzo, e ha chiaro che non è proprio questo il momento storico in cui incentivare ulteriormente l’immigrazione di massa.
Politicamente, poi, non si capisce la ragione di quest’insistenza di Tajani, che peraltro sullo ius scholae contraddice quanto disse Silvio Berlusconi – un nome che ha fatto la storia di Forza Italia e del centrodestra – in una famosa ospitata da Fabio Fazio: “Non basta il fatto di aver frequentato una scuola italiana per avere diritto automatico alla cittadinanza, molti anche di seconda generazione odiano i cristiani, gli ebrei, lo Stato italiano, la nostra cultura”: cioè bisogna prevedere un percorso molto più profondo e omnicomprensivo, rispetto al banale e formale attestato scolastico.
Il bello è che questa era la posizione non solo di Berlusconi, ma quella dello stesso Tajani, che nel luglio 2022, durante il governo Draghi, dichiarò: “Il Pd sostiene proposte ideologiche e divisive come lo ius scholae, che non è nell’agenda di questo governo di unità nazionale: irresponsabili sulla pelle degli italiani”. E se non era nell’agenda del governo tra diversi, dove c’era anche la sinistra e quindi un equilibrio di istanze, sfugge perché dovrebbe diventare una priorità del centrodestra, per di più all’indomani di un referendum che ha sancito di fatto una vittoria del governo e la sonora bocciatura della sinistra in tema di cittadinanza.
A meno che la ratio di Tajani non sia il differenziarsi perenne dagli alleati, in primis dalla Lega: questa posizione sullo ius scholae è comparsa nello stesso giorno in cui il ministro degli Esteri, che oggi era molto loquace, ha ricordato giustamente che è una priorità abbassare le tasse, riferendosi all’Irpef per il ceto medio; però ha criticato la rottamazione delle cartelle e la pace fiscale, un provvedimento di oggettiva emergenza economica per il Paese, sentitissimo dal centrodestra; e che non dovrebbe essere in contraddizione con l’abbassamento delle tasse al ceto medio.
Non contento, ha anche esternato contro il terzo mandato, sul quale addirittura Fratelli d’Italia in questi giorni ha manifestato un’apertura. Non vorremmo che Tajani, Forza Italia e i suoi giovani leader o pseudotali, avessero un’ansia di differenziarsi dalla Lega e dalla storia del centrodestra che sovrasta la volontà di ottimizzare le vittorie politiche, al referendum in primis, messe a segno dalla sua stessa coalizione di governo…