Elly, una gioiosa macchina da supercazzole
Giovanni Sallusti · 10 Giugno 2025
Cari ascoltatori, stamattina dobbiamo prendere atto che Elly Schlein non incarna una leadership politica ma un format, un jukebox di supercazzole progressiste, un algoritmo di amenità radical chic che vengono sfornate a prescindere dal responso della realtà. Eclatante esempio ne è l’intervistona che ha rilasciato a Repubblica, cioè al Pd: follemente, Elly dichiara vittoria e addirittura incalza il centrodestra e il governo, sventolando fiera la sconfitta sul referendum. Ergo, Elly ha uno strutturato problema di rapporto con il mondo esterno. Ecco alcune perle.
Domanda: “Nessun mea culpa per aver schierato il partito in modo così netto sui quesiti di Landini?”. Risposta: “Al contrario. Dopo questo fine settimana l’alternativa è più vicina grazie alla straordinaria piazza di sabato per Gaza e per i 14 milioni che sono andati a votare nonostante premier e maggioranza invitassero a fare l’opposto”. L’intervista poteva finire qui e, visto che si trovano tra amici, si poteva chiamare subito un’ambulanza e verificare le condizioni della segretaria, nel suo stesso interesse. La quale non si è accorta che la sua straordinaria piazza per Gaza non ha unito neanche il fantomatico campo largo, perché i cosiddetti centristi si sono dissociati facendo notare che mancava la parolina Hamas.
Domanda: “Lei rilancia, segretaria, ma il referendum è stato un flop”. Risposta: “La differenza tra noi e loro è che noi siamo contenti per i 14 milioni di elettori che hanno votato, loro per quelli che non sono andati”. Qui la segretaria-juke box ha una svista contabile, perché da quei 14 milioni vanno tolti i due milioni che hanno votato no. In più, nel caso della cittadinanza i milioni che hanno detto no sono 5. Quindi ne restano 9. Il giochino aritmetico, farlocco già di suo, secondo cui 14 milioni sono più dei 12 che votarono il centrodestra alle politiche, è una supercazzola.
Andiamo avanti con le domande: “Pure stavolta ha vinto l’astensione: i quesiti non erano abbastanza concreti, in sintonia con i problemi veri degli italiani?”. Risposta: “Le ragioni dell’astensione sono profonde, risalenti negli anni e quella di oggi ci dice che la sfiducia non è solo verso i partiti ma proprio nei confronti del voto: in troppi credono non serva a nulla. Un fatto terribile”. In effetti, cara Elly, può capitare che lustri in cui hanno governato coalizioni e partiti non votati e quindi prescindendo dalla volontà popolare, in primis il suo Pd, abbiano generato un filo di disillusione.
Elly prosegue con il comizio da assemblea del liceo: “L’invito di Meloni a disertare i seggi è grave: non ha avuto il coraggio di dire che era contraria e si è nascosta dietro uno sfrenato tatticismo, dando un pessimo segnale. La politica che tifa astensione si fa male da sola: la partecipazione fa la qualità di una democrazia”. Il fatto è che alla supercazzola del criminale e antidemocratico invito all’astensione ha già risposto, nel 2016, il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, nume nel pantheon della sinistra: al tempo del referendum sulle trivelle, disse: “Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria, è un modo legittimo di esprimersi, legittimo e costituzionale”. Erano ancora i tempi in cui la sinistra faceva politica…
Ancora, sempre più contorta: “La cittadinanza è il quesito andato peggio, che significa?”. Risposta: “I sì hanno avuto una percentuale minore rispetto ai quesiti sul lavoro, ma sono stati sempre più dei no”. Cioè, Elly rivendica che il 65% del 30% che ha votato ha detto sì. Praticamente un universo parallelo. E infine: “Il fiasco sul quorum non oscura il successo della piazza per Gaza?”. Risposta: “Sono cose diverse, le abbiamo sempre tenute distinte, solo Salvini e soci hanno provato a legare i due appuntamenti in modo becero”. Ma come? Avete convocato la piazza per Gaza a mezz’ora dal referendum e l’avete chiusa con un invito a andare a votare violando il silenzio elettorale, c’era perfino Bersani che sulla testa aveva il cappellino rosso con i 5 sì!
E il peggio è che pensiamo che Elly a tutto questo ci creda, che davvero viva in un mondo tutto suo, tant’è che alla fine invita il governo a riconoscere lo Stato di Palestina, cioè i terroristi di Hamas. Leggetela quell’intervista, soprattutto se siete appassionati di fantascienza. Finché la sinistra si tiene la segretaria-algoritmo-jukebox, si garantisce una sconfitta perenne.