Ciao quorum: la spallata è finita con una lussazione

· 9 Giugno 2025


Cari ascoltatori, ci pare che per commentare l’esito del referendum il vocabolario più adatto sia quello medico, anzi clinico. Per settimane siamo stati ammorbati dalla retorica della spallata dei buoni&giusti al malgoverno delle bieche destre sovraniste sull’onda di una marea referendaria. I promotori del referendum ne erano così convinti che hanno convocato una megapiazza sotto silenzio elettorale contro il fantomatico genocidio in Medio Oriente, secondo la sintassi terzomondista anti israeliana: un modo per trascinare quella tragedia nella caciara della politichetta nostrana e fomentare il clima della spallata, perché entrando nel merito sarebbe stato impossibile. E infatti gli italiani non si sono scaldati alla chiamata a diventare ancora più generosi nel concedere la cittadinanza agli immigrati, o a saldare i conti interni al Pd sul Jobs act.

Così l’esito clinico per lorsignori è stato la lussazione della spalla, il portone che volevano buttare giù non è venuto giù, l’affluenza balla attorno al 30%, una debacle. Tra l’altro, nel quesito specifico sulla concessione della cittadinanza, il 38% di quel 30% che si è recato a votare ha votato no: anche chi è andato si è opposto alla follia di allargare ulteriormente le maglie, davanti a un’immigrazione clandestina già fuori controllo. I sì sono arrivati dalle ztl da aperitivo schleiniane, che gli immigrati li vede giusto in tivù.

Il centrodestra incamera il macrorisultato della lussazione della spalla altrui; sul tema specifico, come ha detto oggi Matteo Salvini al raduno dei Patrioti in Francia, “la cittadinanza non è un regalo, servono regole più chiare e severe, non basta qualche anno di residenza, occorre dimostrare di conoscere, amare e rispettare la cultura e la legge del Paese che ospita”. Sono banalità che lorsignori non capiscono, e infatti poi si lussano. Eppure non tacciono: il commento più surrealista è di Maurizio Landini, che forse è quello che ci aveva investito di più, dal momento che studia da leader politico della sinistra e ha reso il sindacato un organo da rivolta sociale contro il governo (parole sue): “Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, in un Paese come l’Italia dove c’è una crisi democratica evidente”. Cioè, secondo Landini la crisi della democrazia sta nel fatto che gli italiani non votano come vuole lui o non si recano a votare, avendone pieno diritto, il referendum che lui ha convocato. Democrazia c’è dove vincono loro; dove perdono c’è una crisi democratica. Lorsignori non sono sfiorati dal pensiero che il popolo non condivida le loro priorità.

Domani tenteranno trucchi e trucchetti sui numeri, non fatevi ingannare: il tentativo è abortito, Landini è in confusione e la spallata è finita in lussazione. L’unico atto sincero dei leader del cosiddetto campo largo sarebbe allegare la radiografia.


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