“Parlando liberaMente” con George Lombardi: i dazi funzionano ma non ve lo dicono

· 7 Giugno 2025


Per la nostra rubrica “Parlando liberaMente”, l’intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti incontra George Guido Lombardi, imprenditore immobiliare romano che vive negli Stati Uniti negli anni Settanta, da 25 anni consulente e amico personale di Donald Trump (e suo “vicino di casa” nella Trump Tower), di cui ha curato aspetti social e dinamiche comunicative nelle tre campagne elettorali sostenute dal presidente americano. 

“Ho incontrato a un incontro a Palm Beach l’ex ministro del Commercio americano, gli ho chiesto dei dazi, e lui si è messo a ridere: ‘Guarda che quella la strategia è cominciata nel 2015, prima che Trump diventasse Presidente per la prima volta, è stata programmata un decennio fa’. È un modo per riportare negli Stati Uniti le cosiddette industrie pesanti, l’acciaio e l’alluminio. Se l’acciaio viene importato negli Stati Uniti da altri Paesi, magari costa un poco meno, ma la qualità non è la stessa di quello prodotto a casa. Tutto questo, inclusa la produzione automobilistica, deve essere riportato a casa, anche con incentivi per quanto riguarda le tasse: Trump parla a fabbriche come la Chrysler, che costruisce in Canada oppure in Messico. Il suo ragionamento è: per 50 anni le avete fatte qui, ora se le producete là e poi le importate negli Stati Uniti, io vi metto i dazi. Tante case automobilistiche hanno già ridotto la produzione in Paesi terzi e hanno aumentato la produzione negli Stati Uniti: la conseguenza è che ci sono un maggiore impiego e stipendi più alti, l’economia funziona molto meglio e soprattutto sono avvantaggiati i lavoratori. Trump è molto proletario, sensibile ai ‘blue-collar workers’, cioè le persone che lavorano nelle fabbriche”.

“I grandi media, anche in Europa e in Italia, diffondono cose false, proprio contrarie ai fatti. Per esempio, quando Trump ha preso la presidenza il prezzo delle uova era 7-8 dollari a dozzina, e ora è a 2,80, meno che dimezzato; lo stesso vale per la benzina. Significa che tutta l’economia legata al movimento è migliorata, e a cascata tutto il costo della filiera legata alle industrie automobilistiche e ai trasporti è sceso del 20-30%. L’economia americana sta andando bene, c’è meno lavoro nero, grazie alle politiche contro l’immigrazione clandestina: adesso chi lavora si può permettere di guadagnare non più 5 dollari all’ora come si faceva con i lavoratori illegali clandestini, ma i 15 dollari all’ora stabiliti dalla legge”.

“Scrivono ‘La Verità’ e ‘il Giornale’, con articoli subito ripresi, che l’Unione Europea finanzia grandi testate italiane per portare avanti una narrativa internazionale molto di sinistra, globalista. Anche qui in America accade, per incentivare narrative che non corrispondono alla verità. Per fortuna c’è stato Elon Musk, i social media e giornalisti come voi che stanno nel mio vocabolario degli eroi, che si mettono in prima fila a difendere il free speech, la libertà di parola e la libertà di spiegare quali sono i fatti. I social oggi sono l’elemento che veramente sta cambiando l’opinione pubblica, che si sta rendendo conto che i grandi media ormai sono aziende che stanno da una parte o dall’altra. Così la gente si sfida di più degli amici, della piccola trasmissione di informazioni. L’opinione pubblica sta cambiando, ma sta cambiando anche il modo di riportare le notizie”.

“L’America ha speso centinaia di miliardi in progetti inutili, lasciando da parte l’innovazione soprattutto in campo tecnico, e nella strategia di Trump questo è un tema ben presente. Dobbiamo continuare nell’innovazione pratica. Le stazioni di controllo americane degli aeroporti sono antiquate, a Newark, uno degli aeroporti chiave di New York, ci sono computer che vanno ancora con i floppy disk, non sono stati rinnovati. Trump ha detto che dobbiamo modernizzare le infrastrutture, le strade di New York, ma anche qui in Florida c’è da rifare tutto, siamo molto indietro”.

“Elon Musk è stato ingaggiato dal governo degli Stati Uniti per un periodo di legge di 130 giorni, quello previsto per fare un lavoro specifico, non come un consulente, proprio come un impiegato, ma a pagamento zero. Allo scadere Musk ha detto ok, ho fatto quello che dovevo fare, adesso devo continuare a occuparmi delle mie ditte perché ho alcuni problemi. Negli ultimi mesi della campagna elettorale Elon Musk si è speso moltissimo, non solo per i milioni dati alla campagna elettorale, ma il fatto di andare ai comizi, in televisione, le interviste: chiaramente ci ha perso, hanno messo delle bombe nelle fabbriche e dai rivenditori della Tesla, vari proprietari di una Tesla hanno visto le loro macchine vandalizzate, quindi a un certo punto Elon ha detto basta. È vero che c’è stato uno scontro, una diversità di vedute sull’ultimo pacchetto presentato al Congresso: Musk avrebbe voluto più tagli dei costi e quindi si è confrontato, più che altro, con il partito repubblicano, però Trump è ormai diventato un politico, ha detto che purtroppo alle volte la politica ci chiede di fare delle cose anche se non ci piace farle, e dobbiamo spendere questi soldi per cominciare a rifare le infrastrutture”.

“Durante i quattro anni di Biden le forze armate sono state massacrate, in Afghanistan sono stati abbandonati mezzi per decine di miliardi, ma anche tecnologie che poi sono finite nelle mani dei cinesi. Biden ha completamente tralasciato l’innovazione, la ricerca. Ora bisogna recuperare i quattro anni che abbiamo perso. Poi c’è la questione della Space Force, dello scudo spaziale: abbiamo visto per esempio quanto sia importante già per una nazione relativamente piccola come lo Stato di Israele, con uno scudo spaziale si riesce a eliminare almeno il 90% di qualsiasi intrusione missilistica. La stessa cosa vale per gli Stati Uniti, solo che è una nazione molto più estesa e quindi i costi sono superiori. Ma è una cosa che assolutamente deve essere fatta”.

“La Russia non è messa bene economicamente e questa guerra sta costando veramente tanto. Purtroppo il carattere russo non si dà facilmente per vinto, quindi sia i russi sia gli ucraini temo non la smetteranno facilmente, anche se avessero solo frecce e spade. Detto questo, c’è il realismo dell’economia: anche l’Ucraina, senza gli appoggi americani e senza i finanziamenti dall’Unione Europea, a un certo punto dovrà ripensare questa guerra. Così come dovrà farlo Putin”.

“È vero che Trump ha a cuore la fine della guerra tra Ucraina e Russia e che sta facendo di tutto per portare questi due pazzi a un tavolo e trovare una soluzione, però è anche vero che ne ha proprio piene le tasche di Putin e di questa follia, di questa arroganza, di questo orgoglio nazionale che sta veramente costando troppo a tutti”.

“La storia di Trump amico di Putin se la sono inventata ai tempi di Hillary Clinton ed è stata portata avanti dai globalisti e dai clintoniani. Addirittura è finita in tribunale, già stanno scontando una pena diversi personaggi tra cui anche ex Cia ed ex Fbi che lavoravano per la fondazione Clinton e che avevano creato dei documenti falsi. E anche altri andranno in galera, perché Trump vuole andare fino in fondo. Ma i media continuano a ripetere questa storia vecchia di dieci anni e di cui è già stata dimostrata la falsità”.

“Quando si parla di Europa alle volte viene fatta confusione tra l’Europa delle nazioni, un continente con diversi Paesi, con tante lingue e culture, e l’Unione Europea, una bestia mezza politica, mezza commerciale, mezza legislativa. Quando Trump parla di Europa si riferisce molto spesso non alle varie nazioni, ma all’entità burocratica centrata su Bruxelles. L’Unione Europea ha un dazio sulle automobili che provengono dagli Stati Uniti del 30%, e tante regole, tanti limiti alle auto che vengono importate. Per questo Trump dice è che l’Unione Europea fare guerra commerciale contro gli Stati Uniti, non solo per i dazi che sono spesso il doppio o il triplo, ma per le regole, molto più stringenti di quelle americane”.

“Mettendo dazi solo su certe categorie come i prodotti in acciaio e alluminio, oppure le automobili, Trump può facilmente andare oltre l’Unione Europea e i suoi accordi. Nel 2017 disse che non avrebbe messo dazi sulla mozzarella campana, e non lo fece. Può dire: non metto dazi sul Parmigiano Reggiano o sui vini, e così aprire una preferenziale ad alcune nazioni come è già successo con l’Italia; e non ad altre, come la Francia e la Germania”.

“Un’altra ragione per cui l’economia americana sta andando molto bene è che le politiche di Trump hanno fatto sì che il dollaro sia sceso. Con l’euro oggi siamo a 1,13: praticamente anche se ci fossero dei dazi del 10%, il cambio del dollaro li annullerebbe, e adesso chi esporta in America sta già guadagnando il 13% in più. Quindi questa politica monetaria di Trump sta favorendo Paesi esportatori come l’Italia. per quanto riguarda la politica puira, Trump vede con favore Paesi come l’Italia, la Polonia, l’Ungheria che da parecchio tempo vogliono difendere i nostri valori giudaico-cristiani, ma non quelli come la Francia che stanno diventando praticamente islamizzati. Per questo reagisce quando vede che cosa succede per esempio all’università di Harvard, dove studenti ebrei sono stati picchiati, sono stati esclusi dalle classi, sono stati mandati via, e dove ci sono state, soprattutto con Biden ma ancora adesso, dimostrazioni pro Hamas, cioè pro-terroristi, non per i palestinesi. Sono politiche che non sono solo anticulturali, sono anti-libertà di parola”. 

“Trump è cresciuto nel Queens, ha amicizie con italo-americani vecchie di 50 anni e più: è molto vicino alla comunità italo-americana, conosce molto bene e apprezza la cultura italiana, ha un’affinità emotiva. In fondo ha la mamma scozzese e gli scozzesi sono molto emotivi e molto simili agli italiani, oltre che cattolici”.


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