Il taser non ha ucciso: basta ideologia antidivise
Giovanni Sallusti · 5 Giugno 2025
Cari ascoltatori, abbiamo appreso che Riccardo Zappone, il 30enne morto dopo un malore sopraggiunto mentre era in stato di fermo alla questura di Pescara, non è stato ucciso da un taser della polizia. Subito dopo la tragedia era scattata una super polemica sollevata dalla sinistra locale e ripresa da esponenti dell’estrema sinistra nazionale: i soliti intellò avevano dato battaglia sullo strumento, che va assolutamente tolto e anzi le forze dell’ordine vanno disarmate del tutto, tipo gli slogan hippie.
Poi, mentre lorsignori stavano prontamente buttando tutto in politica, l’autopsia ha stabilito che la morte di Zappone sarebbe la conseguenza di una lite avvenuta in un’autofficina: pare che la vittima, affetta da problemi psichiatrici, avrebbe dato in escandescenze e sarebbe stata aggredita da tre uomini di 61, 55 e 37 anni, ora indagati per lesioni volontarie. Il medico legale Cristian D’Ovidio ha chiarito che il decesso è stato causato da “sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso”, forse dovuta all’aggressione, e che “l’utilizzo del taser da parte del personale di polizia non ha avuto alcun ruolo ai fini del determinismo della morte”.
Il taser è stato usato dalle forze dell’ordine intervenute perché Zappone era fuori controllo e rifiutava di essere accompagnato in questura per chiarire i fatti, ma non ne ha provocato la morte: ne concludiamo che sarebbe il caso che, invece di fare a gara ad esternare, tutti sospendessero il giudizio politico – che poi è sempre giudizio ideologico, anzi pregiudizio, contro le forze dell’ordine – giusto il tempo di conoscere i fatti, invece di strumentalizzare contro le divise qualsiasi episodio, anche non chiarito.
La battaglia perché il taser fosse dato in dotazione è sacrosanta e fortemente voluta dalla Lega da Matteo Salvini e dal sottosegretario Nicola Molteni: fornisce a Polizia e Carabinieri uno strumento di dissuasione che evita in molti casi il ricorso a misure più drastiche, e consente loro di essere più efficaci nel gestire imprevisti, aggressioni, soggetti recalcitranti. Già le nostre forze dell’ordine hanno le regole di ingaggio più strette d’Europa, e appena reagiscono a qualche carica di qualche gruppuscolo antagonista vengono subito messe nel mirino mediatico e giudiziario. Il Decreto Sicurezza per fortuna ha apportato delle migliorie, ma l’ideologia italiana, almeno dal ‘68, è sempre stata anti forze dell’ordine, e l’ultimo feticcio era il malvagio taser. Ebbene, il malvagio taser con questo brutto caso di cronaca non c’entra. Fatevene una ragione e magari la prossima volta tacete.