Nella tragedia di Gaza ci mancava la farsa di Greta

· 4 Giugno 2025


Cari ascoltatori, già il mainstream ripete allo sfinimento la sua teoria per cui la tragedia di Gaza sarebbe colpa di Israele, unica democrazia del Medio oriente, mentre la responsabilità è in tutta evidenza di Hamas, autore del pogrom del 7 ottobre, che ha imbarcato la popolazione civile palestinese in una guerra all’ebreo in quanto ebreo, scatenando così la legittima reazione israeliana; e poi ha usato e usa la medesima popolazione come scudi umani, come gli stessi leader di Hamas hanno spiegato in alcuni video visibili sulla rete: ci serve il sangue delle donne e dei bambini palestinesi, più ne muoiono meglio è.

Non bastava, perché ora, come scrive stamane Alessandro Gonzato su Libero, arriva “Greta turista per Gaza”. La Thunberg, l’inventrice degli scioperi del venerdì in nome del clima, sta salpando per Gaza sulla nave Madeleine con un gruppo di attivisti vip come Liam Cunningham, attore del Trono di spade, la parlamentare francese di origini palestinesi Rima Hassan, e un altro po’ di bella gente radical: insomma, una scampagnata esotica.

Ovviamente Greta ha spiegato lo spirito della missione sui suoi social: “Questa missione è solo una parte di un movimento globale per la giustizia sociale e climatica, la liberazione e la decolonizzazione”, ed ecco  un’insalata mista del politicamente corretto, un cazzeggio in mezzo alla tragedia. L’immancabile decolonizzazione evoca come al solito la colpa dell’Occidente: è singhiozzo dell’uomo bianco, come dice il filosofo francese Pascal Bruckner. Aggiunge la Thunberg: “La missione d’aiuto Freedom Flotilla ha come obiettivo il sostegno alla resistenza palestinese”, cioè ai terroristi di Hamas, “la sfida al blocco e al genocidio israeliani. I nostri governi sono complici e non intervengono. La fame sistematica e la privazione dei beni di prima necessità sono solo alcuni dei tanti metodi di guerra che Israele sta usando contro i palestinesi”, e questo è falso: il racket degli aiuti e il loro sequestro a scopo di taglieggiare la popolazione civile è una pratica sistematica di Hamas. È la solita narrazione capovolta.

Ma ciò che è rilevante nella Greta in kefiah è la continuità con quella precedente che protestava contro le emissioni, cioè con l’odio di sé e della propria casa di cui si diceva poco sopra, l’oicofobia teorizzata da Roger Scruton, la vergogna per la propria tradizione. Questa è la continuità fra la Greta che scatena le piazze contro il meccanismo che ha portato sviluppo e benessere all’umanità, cioè il capitalismo, la rivoluzione industriale, fenomeni occidentali che la Thunberg marchiava con lo stigma della colpa, e la Greta di Gaza che lo travasa su Israele e gli ebrei: i quali hanno quindi un doppio torto, di essere occidentali ed ebrei. Mentre gli altri sono sempre i dannati della terra, come dice lei senza spiegare altro, “gli emarginati”, innocenti perseguitati dall’infetta civiltà occidentale.

Allora, se proprio la pensa così, Greta potrebbe buttare l’ancora, fermarsi a Gaza e vivere lì o in un altro paradiso terzomondista; ma ci sembra più verosimile che arrivi, faccia due selfie, se la prenda contro il fantomatico genocidio e contro la decolonizzazione – che stanno bene su tutto – e purtroppo poi torni indietro.


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