Fedez e inclusione: ma Forza Italia sta diventando il Pd?
Giovanni Sallusti · 3 Giugno 2025
Cari ascoltatori, stamattina vorremmo condividere una nostra sensazione con tutti gli amici della comunità di Forza Italia: non ci sembra un capolavoro di strategia politica che, proprio mentre il centrodestra, con tutti i suoi limiti, sta intercettando le ragioni della maggioranza degli italiani, e nemmeno si vedono all’orizzonte proposte alternative credibili, Forza Italia si trasformi in una succursale del Pd.
Il riferimento di cronaca a questa riflessione è Congresso dei giovani di Forza Italia, che ha mosso grandi entusiasmi presso mainstream e giornaloni. A questo proposito, a noi non sembra che nel pantheon del centrodestra un posto di primo piano possa spettare Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, né che si possa trovare fra i più importanti punti programmatici l’approccio inclusivista.
Beninteso, siamo felicissimi che Fedez sia andato al congresso di Forza Italia e che – fra onestà intellettuale e furbizia – si sia finalmente accorto che a sinistra c’è un problema di free speech, che nel mainstream progressista viene spesso negata la libertà di espressione: il dialogo tra diversi è uno strumento essenziale di ogni buona politica. Ma l’entusiasmo dei giornaloni ci è sembrato eccessivo e un filo strumentale.
Al netto del fatto che in 15 anni Fedez è sicuramente maturato, non è possibile ignorare che trattasi dell’autore dei seguenti versi: “Stupro la Moratti e mentre mi fa un bocchino le taglio la gola con il taglierino”, vetta stilnovista su un personaggio che fra l’altro per la comunità di Forza Italia qualcosa dovrebbe significare. Né è irrilevante che Fedez abbia sempre sostenuto l’ideologia LGBT, fino all’estremo di farsi testimonial del ddl Zan, uno dei progetti ideologici più liberticidi degli ultimi anni, che se fosse entrato in vigore avrebbe determinato la possibilità di finire in carcere per un’opinione. E non dimentichiamo che Fedez ha sempre decantato le magnifiche sorti e progressive dell’immigrazionismo.
E qui veniamo al termine utilizzato da Simone Leoni, il neosegretario dei giovani di Forza Italia, “approccio inclusivo”, che ha sbandierato contro il generale Vannacci: non ci sembra un indirizzo coerente con un centrodestra conservatore e liberale, per esempio non sarebbe piaciuto a Oriana Fallaci, né piacerebbe a Michel Houellebecq. “Inclusivo”, senza altre specificazioni, indica miopia di fronte alle urgenze della contemporaneità, al fatto che la nostra civiltà è minacciata da civiltà ostili, come quella islamica fondamentalista. Ed è minacciata da un’immigrazione di massa che rischia di edulcorare il senso della nostra comunità, perché non sempre le civiltà si includono: anche qui, basta leggere “Lo scontro di civiltà” di Samuel Huntington, secondo il quale sono destinate intrinsecamente a collidere.
Quisquilie basilari come la parità fra tra uomo e donna, la libertà individuale, la separazione tra peccato e reato, non è detto che siano condivise da tutte le civiltà, per cui non ci pare intelligente essere inclusivi con tutte le civiltà. Simone Leoni, che certamente è un ragazzo intelligente, oggi è presentato dai giornaloni come una sintesi tra De Gaulle e di Adenauer; ma restiamo dell’idea che Fedez non possa trovare posto fra i riferimenti del centrodestra, né l’inclusione possa stare fra le sue parole d’ordine.