Ecco come il Ponte cambierà l’economia del mezzogiorno

· 28 Maggio 2025


In questa puntata de “Gli Scorretti”, come ogni settimana Giulio Cainarca e Carlo Cambi parlano dei temi più attuali di cronaca, di economia e di politica, fra i quali le strategie per far crescere i territori del nostro Paese, in primis quelli del Mezzogiorno. 

“C’è un economista di sinistra, che la sinistra ha completamente dimenticato, che si chiama Giacomo Beccatini ed è il teorico dei distretti industriali. Ha scritto un libro fondamentale, “La coscienza dei luoghi”, in cui sostiene che in Italia le produzioni si fanno non per pure esigenze produttive, ma perché nascono dalle vocazioni dei territori, i quali sviluppano le abilità che servono a farle. Questo modo di concepire la traduzione in prodotto dei valori territoriali (le posture antropologiche, le tradizioni, le abilità consolidate), è l’unica risposta possibile all’omologazione della globalizzazione”.

“Allora in un momento in cui la globalizzazione sta saltando, un Paese come il nostro, che è ricchissimo di articolazioni locali e di altrettante di produzioni peculiari e di abilità consolidate, dovrebbe esaltarle al massimo. E bisognerebbe dare alle classi dirigenti politiche l’opportunità e la capacità di interpretarle al meglio. Poi bisogna che lo Stato si faccia carico di mettere a terra queste ricchezze, ordinandole secondo delle gerarchie di valore e dando ovviamente a chi meglio produce le migliori opportunità”.

“Prendiamo il Mezzogiorno: il nostro agroalimentare, un’eccellenza assoluta con oltre 80 miliardi di esportazione diretta, ha un fatturato che è intorno ai 360 miliardi, ma tutto compreso si arriva quasi a 600 miliardi, ed è composto da una marea di imprese anche medio-piccole, in totale sono più o meno 6.500.
Il 65% di queste imprese si trova da Roma in giù, quindi non è vero che il meridione non è in grado di dare un apporto economico positivo al Paese, di avere delle sue produzioni”.

“Il problema qual è? È che se tu non fai Ponte sullo stretto Messina e un imprenditore che produce i pomodori secchi a Palermo deve portarli al mercato a Monaco di Baviera, non avendo il Ponte ci mette 4 giorni e ha dei costi di trasporto che mandano quasi fuori mercato il suo prodotto. Ecco il problema: abbiamo un Paese invecchiato nelle infrastrutture, dal punto di vista della struttura del credito, perché siccome Romano Prodi voleva i noccioli duri, è stato dimenticato il credito locale”.


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