Gli islamisti vogliono sostituire le Costituzioni con il Corano

· 27 Maggio 2025


In questa puntata di Zoom Antonino D’Anna intervista Anna Cisint sul significato del report dei servizi segreti francesi sulla penetrazione dei Fratelli musulmani nel tessuto sociale transalpino tramite le scuole coraniche e i centri di culto. 

“Lo diciamo da tempo, è la volontà di introdurre il Corano e le pratiche dell’islam radicale: una situazione  pericolosa, perché si tratta di organizzazioni piramidali molto introdotte anche a livello europeo, e puntano alla sovversione della democrazia. Lo dicono in maniera chiarissima: la sovversione del sistema democratico. E i Fratelli musulmani non sono gli unici, anche se i più ramificati in Francia”.

“Non è che la Francia sia un’enclave che si è fermata entro i suoi confini. Questo è un tema europeo ed è molto urgente. Si sono modernizzati per diventare attrattivi, dice il rapporto di 73 pagine, molto circostanziato: hanno costruito delle reti di influenza molto ficcanti, e questa non è soltanto una questione urbanistica, di collocazione dei centri islamici e delle moschee, dove spesso si fanno le scuole coraniche. Il problema è anche quello che sta accadendo in Italia con la compiacenza delle scuole, di insegnanti talvolta di una parte politica che ritiene che questo possa avvenire nelle nostre scuole pubbliche”.

“Gli islamisti usano la dissimulazione: tu sei un infedele, quindi ti racconto quello che vuoi sentirti dire, ma l’obiettivo è di affermare il Corano, che può andare a sostituire la Costituzione. È molto grave e alcuni di noi lo denunciano da anni. Per questo sono stati maltrattati, vivono sotto scorta. In Europa ho fatto già un’interrogazione rispetto a questo report. E ne aggiungerò un’altra nei prossimi giorni, perché nel documento si racconta di associazioni lobbistiche che in Europa intervengono per convincere e anche per ottenere denaro dal Parlamento europeo. Quello che dice il report non accade solo in Francia”.

“A proposito della vicenda di San Donà, un centro culturale islamico dove in realtà si prega, va chiarito che uno non può decidere di utilizzare un immobile direzionale o commerciale per farlo diventare un centro di culto, se il piano regolatore non lo dice. A Monfalcone abbiamo fatto un bel po’ di verbali, di analisi, di verifiche e abbiamo potuto dimostrare che quegli ambienti, proprio come a San Donà, erano destinati al culto. Alla fine, dopo tre sentenze il Consiglio di Stato ha dichiarato che il diritto di culto è soggettivo. Quando invece è collettivo, deve soggiacere alla norma, e il piano regolatore è una legge comunale che stabilisce che cosa si fa e dove: altrimenti sarebbero violate le pari opportunità nei confronti di chi deve soggiacere alla norma urbanistica. Le associazioni islamiche devono imparare che siamo in Italia e si rispetta la legge. Se non piace, nessuno obbliga a rimanere”.

“Ricordiamo questa modalità che ha ormai l’islam radicale, di insinuarsi attraverso questi centri islamici, attraverso le scuole. Ma in Italia oggi non c’è un’intesa fra lo Stato e l’islam. Quindi non ci sono regole di ingaggio, in cui sia previsto per esempio che l’associazione deve dire dove ha preso i soldi, deve fare un bilancio pubblico per cui si può verificare che i soldi magari non arrivano dal Qatar, o che non chiede il pizzo a chi ci lavora. Sono tutte questioni molto importanti perché sono a rischio la democrazia, il futuro del nostro popolo e dell’Occidente. L’Europa ha fatto dei passi indietro, e questi cedimenti si pagano”.

Le dichiarazioni del sindaco di Paderno Dugnano? “I sindaci, più che ‘costruire ponti’, devono far rispettare i piani regolatori, verificare la correttezza rispetto della norma e rendersi conto che le azioni che ciascuno di noi fa quando rappresenta un’istituzione devono essere indirizzate nel rispetto della Costituzione, della legge e dei valori del popolo che rappresenta”. 


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