Facci: la battaglia contro le follie woke è solo all’inizio

· 24 Maggio 2025


Per la nostra rubrica “Parlando liberaMente”, l’intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti parla della piaga del politicamente corretto con Filippo Facci, giornalista, scrittore e firma de il Giornale, che ha appena pubblicato il “Dizionario politicamente (s)corretto. Dalla cancel culture a Donald Trump” (Liberilibri, 240 pagine, 17 euro).

“All’inizio del libro ho scritto una parte introduttiva in cui tratto di quell’ordine biologico secondo il quale noi possiamo migliorare culturalmente, ma il nostro hardware, il cervello, è sempre quello dell’Homo sapiens risalente a 50 mila anni o 300 mila anni fa. Non è che qualcosa ci abbia reso più buoni, non è che l’evoluzione tecnologica, etica, tutte le regole, il buonismo e via dicendo abbiano anche fatto sì che, per dire, nostro nonno fosse più cattivo di noi, che Aristotele fosse peggiore di noi”.

“La natura non conosce il buono e il cattivo, conosce il proprio adattamento, ciò che le succede; noi siamo una parentesi infinitesimale nella storia di questo pianeta. E con le nostre parole, attraverso le quali cerchiamo di riplasmare la realtà, talvolta abbiamo il potere di renderci particolarmente ridicoli”.

“Ho cercato di inventariare le parole nuove del nostro tempo. È un lavoro che può essere utile fare in qualsiasi momento della storia, ma oggi è diventato urgente, e anche un po’ folle, perché le parole cambiano di continuo. Una volta le parole partivano e cambiavano dal basso, dal volgo, si spandevano piano piano, arrivavano all’accademia della Crusca e poi finivano nei vocabolari. Ora ci sono delle élite che dall’alto cambiano le parole di continuo e ci spiegano che quelle di prima sono sbagliate, con risultati assolutamente schizofrenici”.

“Una volta si divideva l’umanità con un sistema binario, maschio-femmina, così come si vedeva alla nascita di qualcuno. Ora tutto si è complicato in una serie di sessi, lgb, poi lgbt, poi lgbt+; e via via hanno continuato ad aggiungere pezzi. Le sigle cambiano anche a seconda della nazione: mentre scrivevo, in Italia eravamo arrivati a lgbtqiapk+, ma, se vai in Canada, sono già a lgbtqiapk2s+. Hanno aggiunto “two spirits”, perché in un’orribile isola che si chiama Turtle isle, che ora è disabitata, c’erano degli antenati che vedevano incarnato uno spirito maschile e femminile insieme; quindi hanno voluto mettere anche la loro sessualità. In Inghilterra sono codificate 21 possibilità, ma solo al tempo in cui stavo scrivendo: oggi sappiamo che non sono comprese le transizioni e le ritransizioni, perché uno può anche cambiare idea e tornare al sesso precedente”.

“La madre di tutti i termini, il simbolo delle parole che cambiano? La parola negro. Alla fine veniamo tuti da quel ceppo, dall’Africa. Ma su quella parola è stata costruita una comica. Noi usiamo dire “di colore”, ma se lo dici in America ridono: ti dicono, che di colore sono i bianchi, i caucasici? Sono rosa alla nascita,  rossi al sole, blu al freddo, grigi da morti. Hanno meno variazione di colore i neri… Poi la lista delle specifiche ha cominciato ad allungarsi: afroasiatico, afroamericano, l’ultima (forse) è afrodiscendente”.

“Qualche anno fa, negli Stati Uniti un bidello (o collaboratore) di scuola ebbe a discutere con un ragazzaccio che gli disse” vattene negro”. Lui ripose “non chiamarmi negro”, e il battibecco continuò per un po’.  Alla fine venne licenziato il bidello, perché aveva detto “negro”. Ne seguì una grande polemica sui giornali, venne anche fatta una petizione”.

“Clandestino è un’altra parola che non va bene, al punto che anni fa la Lega finì perfino in tribunale per averla pronunciata. Anche qui è cominciato un impazzimento: uno che arriva su un barcone che cos’è? Un clandestino non si può, un immigrato non va bene. Allora un migrante irregolare, un rifugiato, un richiedente asilo, un profugo, un apolide, uno sfollato, un beneficiario di protezione umanitaria, un beneficiario di protezione sussidiaria, una vittima di tratta…?”.

“Un’altro termine che non si può dire è bambino autistico. Tanti non hanno neanche ben capito che cos’è l’autismo, perché ha uno spettro molto ampio. Così è diventato neurodivergente. Che se vogliamo è una parola che suona anche peggiorativa. Lo stesso destino è toccato ad altri termini come cieco, muto, sordo, grasso, ciccione, zingaro, frocio, nano. Una volta durante un convegno fra docenti che studiavano l’elefante nano – vari mammiferi in certe condizioni tendono a diventare più piccoli – la traduttrice americana disse che bisognava trovare un altro termine perché nano non andava bene”.

“Il prefisso eco, molto della moda green, è una perversione legata non ai poveri, all’economico, ma nel senso di ecologismo, quell’ideologia secondo la quale ci estingueremo tutti entro 20 minuti; è come l’ansia, che oggi è fondamentalmente una cosa che ti viene perché temi di avere l’ansia: sono termini che si autoalimentano. E così che è nata l’eco-ansia: al punto che, a livello parlamentare, per dare un contentino a determinate opposizioni, era venuta l’idea di dotare i nostri deputati di un particolare psicologo o psichiatra perché avevano l’ansia legata al fatto che il giornalismo sensazionalistico degli ultimi anni ha prodotto un allarme nelle popolazioni mondiali sul fatto che il mondo si estinguerà a breve”.

“Il negazionismo si è appiccicato a qualunque paturnia ideologica, è una tipica parola utilizzata per fini diversi dal suo significato: oggi negazionista è diventato chi ha un’opinione fondata ma diversa dalla tua. Dire, per esempio, che il riscaldamento climatico non avviene nei termini sostenuti dai più, è negazionismo. Ma io non nego il riscaldamento climatico, basta andare in montagna e constatare che i ghiacciai si sono ritirati. Nego però che il problema sia nei termini bestiali e ridicoli per cui molti pensano davvero che sia causato dall’uomo e basta, quando il 99 per cento del riscaldamento globale è fisiologico al pianeta. Ed è ugualmente megalomane pensare di poterlo fermare. Un’università cinese ha addirittura sostenuto che 65 milioni di anni fa i dinosauri si sarebbero estinti per colpa dei loro peti che hanno distrutto l’ozono”.

“E badate che basterebbe leggere i rapporti che sono pubblicati dalla stessa Onu: gli incendi sono aumentati? No, sono calati. E anche gli uragani: sono aumentati in alcune parti del mondo e diminuiti in altre, e nel complesso sono calati anche quelli”.

“Poi ci sono quelli che mettono in discussione l’importanza di Mozart, di Beethoven, di Wagner perché sono il prodotto di una concezione colonialista dell’arte e ci si è occupati troppo di musica europea nel periodo schiavista. Ma che alternativa c’era? E adesso allora chi studiamo? Per rispondere a questa domanda hanno individuato che c’era uno, Boulogne si chiamava, un compositore francese del Settecento che era di origine africana. Insomma dovremmo studiare solo lui e tutti gli altri no. La Nona sinfonia sarebbe densa di razzismo strutturale. Nel flauto magico il protagonista è un capo degli schiavi, un predatore di donne bianche. Qualcuno ha detto che abbiamo mitizzato troppo questi compositori e dovremmo metterli sullo stesso piano di Beyoncé”.

Alla voce autocensura c’è anche Michel Houellebecq: uno che non ha mai avuto problemi a usare le parole che voleva, alla fine si è accorto che certe parole le dice meno di una volta o non le dice più, e non se ne rende neanche più conto; e lui è quello che è stato processato per aver detto che la religione più stupida che esista è l’islamismo”.

“Fra le fobie c’è anche la fobia dell’islamofobia, perché qualsiasi critica uno muova nei confronti dell’islam viene visto come islamofobo, anche a dire cose ovvie, tipo che l’islamismo discrimina la donna”.

“Il nuovo dizionario che scalza quello woke è quello normale della vita quotidiana e reale: politicamente il woke è stato un boomerang, perché un sacco di persone negli Stati Uniti e altrove si sono stufate, un sacco di destre hanno preso il voto dei tanti che sono stanchi di sentirsi dare dell’ignorante, del maleducato perché non sa usare le parole giuste. Gente che ha preferito votare uno come Trump perché perlomeno si capiva quello che diceva. Insomma, quelli che mi hanno detto che questo libro era già datato non hanno capito niente, la battaglia comincia adesso”. 


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background