Cari “free palestine”, siate coerenti: state con il killer
Giovanni Sallusti · 22 Maggio 2025
Cari ascoltatori, una riflessione sull’omicidio dei due diplomatici dell’ambasciata israeliana negli Stati Uniti avvenuto a Washington uccisi mentre uscivano da un evento al Museo ebraico di Washington. L’assassino è stato arrestato, è un trentenne di Chicago e si chiama Elias Rodriguez, e mentre veniva fermato dalla polizia ha urlato a più riprese “free Palestine”.
Ora, la riflessione è questa: tutti quelli che nella nostra bolla mediatica, intellettuale, salottiera, televisiva, passano il giorno a gridare “free Palestine”, se avessero un briciolo di coerenza e di dignità, dovrebbero stare con lui, festeggiare. Lo diciamo provocatoriamente ma neanche tanto, portando alle estreme conseguenze la cronaca di questi giorni. Secondo costoro, infatti, lo Stato di Israele è una banda di assassini che sta perpetrando un genocidio, e lo ripetono da più di un anno, in realtà da quando Israele ha subito un pogrom. È una delle loro parole d’ordine nel dibattito quotidiano, ieri anche in Parlamento: Israele uguale nazismo del nuovo millennio, non importa quanto questa equazione sia blasfema e controstorica, ed è sdoganata da editorialisti politici, non da estremisti ubriachi.
Ma allora, se i due diplomatici uccisi erano gerarchi di uno Stato nazista che sta perpetrando un genocidio, il signor Rodriguez che urlava Free Palestine è un resistente: ergo, lor signori, in coerenza con la narrazione che ci impartiscono dal salotto di casa al caldo delle libertà occidentali, dovrebbero sostenere l’assassino e urlare “free Palestine” assieme a lui.
Siamo sicuri che nessuno avrà questo coraggio intellettuale, perché è tutto un birignao, una finzione, è antisemitismo soft e ipocrita, e costoro non vanno da nessuna parte. Quindi, cari, se non lo fate, allora è il momento di sbaraccarla tutta questa finzione, questa narrazione offensiva in primis per la storia del genocidio ebraico, e di tornare nella realtà. E capire che non si può non dar ragione alle parole premier israeliano Netanyahu, “l’attentato a Washington è frutto della selvaggia istigazione contro Israele”. Quando le parole d’ordine da salotto diventano tragedia e corpi sul selciato, questi qua tirano indietro la mano, non hanno il coraggio di portare in fondo le loro posizioni deliranti, svaniscono nel nulla, che è il loro luogo naturale.