Gli armeni, un avamposto cristiano da difendere

· 19 Maggio 2025


In questa puntata di “Auto da fè”, Giulio Cainarca parla con Vittorio Robiati Bendaud, autore di “Non ti scordar di me – Storia e oblio del genocidio armeno” (Liberilibri, 216 pagine, 17 euro) e con Paolo Luca Bernardini, docente e direttore del Dipartimento di Scienze Umane e dell’Innovazione per il Territorio presso l’Università degli Studi dell’Insubria. 

“Questo libro è un grido d’allarme, perché rischiamo di dimenticare genocidi che, anche se trascorsi da molto tempo, continuano come genocidi culturali e intellettuali, perché dimenticare è una forma di assassinio; e anche perché nel mondo sono in corso gravi assalti a migliaia di persone che riguardano in molti casi minoranze cristiane: bisogna mantenere appunto questa virtù, molto ebraica e molto cristiana, della vigilanza”.

“Nel caso degli armeni il concetto di genocidio è vivissimo, perché è stata la prima nazione cristiana nella storia e oggi sono un ultimo avamposto delle chiese cristiane orientali, oltre non c’è più nulla, c’è l’islam: si tratta 3 milioni di persone circondate da entità statuali e religiose ostili, questa è la condizione dell’Armenia. Un grido d’allarme attuale, perché gli armeni sono ancora sotto l’attacco della Turchia e dell’Azerbaijan, con tanto di pulizia etnica, di un etnocidio nei territori”.

“La nostra proposta? Portare persone, il 24 aprile di ogni anno, il Giorno della memoria armena, al khachkar (una grande croce armena) che si trova vicino alla basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, per far sapere loro che cos’è e che significato ha. E un’altra cosa che si potrebbe fare, visti i legami tra comunità ebraica, milanese e il mondo armeno: mettere fuori dal memoriale della shoah, il prossimo 27 gennaio, messa una targa che spieghi la connessione tra i due genocidi”.

 

 


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