Per alzare i salari servono i contratti regionali

· 13 Maggio 2025


In questa puntata di “Regioniamoci sopra” la nostra rubrica che tratta dei temi dell’autonomia differenziata, Giuliano Zulin analizza la questione dei salari e delle gabbie salariali.

Un tema molto forte è quello del lavoro e degli stipendi, diciamo, perché poi il (1:00) tema è, sappiamo che dai primi anni ’90 gli stipendi italiani, in termini di potere d’acquisto, cioè quelli reali legati all’inflazione, sono fermi e in certi casi addirittura calati. 

l’Italia ha una forza incredibile, ma non esprime al meglio le sue potenzialità, e così molti giovani vanno via dal sud e soprattutto dal nord, verso l’estero: servirebbe allora un’autonomia anche negli stipendi, argomento che la Lega porta avanti da decenni. È il tema delle gabbie salariali: il costo della vita a Milano è diverso dal costo della vita di Isernia o della provincia di Verona. Con lo stesso stipendio si può vivere bene o faticare ad arrivare a fine mese… Per esempio, a nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi, al sud si è fermata a 77, un differenziale del 35%. Per quanto concerne la produttività, invece, al nord è superiore del 34% rispetto a quella del sud, e negli ultimi decenni il gap tra produttività e stipendi è aumentato. 

La Cga, citando uno studio del Cnel, il Consiglio nazionale d’economia e del lavoro, dice che il problema dei lavoratori poveri non pare riconducibile ai minimi tabellari troppo bassi, ma al fatto che durante l’anno queste persone lavorano poco. Pertanto, più che istituire il famoso salario minimo portato avanti dal Movimento 5 Stelle, dai sindacati, da parte del Pd, andrebbe contrastato l’abuso di alcuni contratti a lavoratori dipendenti, e bisognerebbe insistere con il taglio dell’Irpef e diffondere la contrattazione decentrata. Oggi il 99% dei lavoratori ha un contratto nazionale, quindi bisognerebbe diffondere la contrattazione di secondo livello, premiando la decontribuzione al raggiungimento di obiettivi di produttività, anche ricorrendo ad accordi diretti tra gli imprenditori e i propri dipendenti. I lavoratori coinvolti sarebbero il 55% dei dipendenti totali delle imprese con meno di dieci dipendenti, più o meno 5 milioni e mezzo di lavoratori.

Come abbiamo visto nelle scorse puntate, il debito pubblico delle Regioni è molto più virtuoso rispetto al debito pubblico dello Stato: si può quindi fare debito per attirare lavoratori, per dare un aumento in busta paga e un incentivo non solo al sud, ma dappertutto. Si innescherebbe una sana concorrenza fra territori, non per rubarsi i lavoratori, ma per creare le condizioni per attrarre investimenti nuovi.

Si può far crescere il sud Italia grazie a contratti gestiti dal territorio, che autonomamente investirebbe su un abbattimento quinquennale o decennale del cuneo fiscale, delle tasse e dei contributi, in modo da dare uno stipendio più alto ai lavoratori, che così rimangono nella regione in cui lavorano: il territorio cresce, e anche le casse dei suoi enti locali.


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