Avanza la pace di Trump. Ora la Ue non faccia boiate
Giovanni Sallusti · 3 Maggio 2025
Cari ascoltatori, lor signori sono serviti, i vari gufi, i bellicisti da divano, gli antiamericani viscerali: avanza la pace di Trump in Ucraina. Non sarà l’iperbole con cui il presidente Usa si presentò alle elezioni, che l’avrebbe ottenuta in 24 ore, ma sicuramente in queste poche settimane (anche se sembrano tante di più per quante cose sono cambiate) sono stati fatti molti più passi avanti che negli ultimi due anni. La pace sta avanzando, prima di tutto, perché è stato firmato l’accordo con Kiev sulle terre rare, che ne è la premessa indispensabile: secondo il Washington Post, quotidiano non trumpiano, segna “un allineamento strategico di lungo termine tra Stati Uniti ed Ucraina”. È vero, perché quella firma costituisce una formidabile forma di garanzia implicita per Kiev. Il fatto stesso che gli Stati Uniti partecipino, è scritto sull’accordo, “alla sicurezza, alla prosperità, alla ricostruzione e all’integrazione dell’Ucraina nel contesto economico globale”, rende quel Paese luogo di interessi economici strategici che prevedono anche una presenza lavorativa di personale americano, creando così un potente disincentivo per Vladimir Putin a immaginare nuove aggressioni militari post pacem. Infatti Washington ha anche sottolineato che “a nessuno Stato o persona che ha finanziato o rifornito la macchina di guerra russa sarà consentito di beneficiare della ricostruzione dell’Ucraina”.
L’accordo sulle terre rare è la scelta di campo di una pace come la intende Trump, con un compromesso con la Russia, con delle rinunce da parte ucraina, ma non con la resa di cui fantasticano i gufi e gli antiamericani. Tant’è vero che, mentre veniva annunciata la firma del trattato, è stata diffusa anche la notizia secondo cui l’amministrazione americana sbloccherà una nuova fornitura di armi per 50 milioni di dollari. In perfetto stile Trump, cioè da pokerista, che cambia l’approccio in corsa, al contrario del metodo-Putin, che è un giocatore di scacchi: ha fatto pressioni su Kiev per le terre rare, ora fa pressione su Mosca ri-armando gli ucraini per spingerla verso un accordo definitivo.
Sarà anche, come dicono lor signori, un approccio da buzzurro costruttore di Manhattan, ma sta segnando dei risultati che prima non si intravvedevano nemmeno. Dopodiché, come ha osservato Marco Rubio, il tempo non è infinito, l’Ucraina non potrà mai pretendere di tornare a una situazione pre-invasione, men che meno pre-2014 sulla questione della Crimea, ma il processo sta avanzando. Ora tocca a Putin capire che una risoluzione del conflitto conviene anzitutto a lui.
Ma c’è anche un’altra questione che non va sottovalutata, e la fa notare Matteo Salvini: è che ai gentiluomini dell’Unione Europea non vengano strane idee dell’ultimo minuto, tipo di mettersi di traverso, fra l’altro senza averne la potenza militare e geopolitica, pur obnubilati dal riarmo europeo (che è poi il riarmo franco-tedesco). La pace deve arrivare, i passi avanti ci sono, ora vediamo di non fare boiate.