Ultimatum di Trump anche a Putin. E anime belle servite
Giovanni Sallusti · 24 Aprile 2025
Cari ascoltatori, ormai le topiche che il mainstream prende quando si mette a fare analisi durano giusto qualche oretta e poi si infrangono contro la realtà. Era da stamattina che i giornaloni, i grandi opinionisti e la bolla intellettuale tutta se la prendevano con il loro obiettivo preferito, il puzzone Donald Trump, in quanto amico di Putin, di asset russo, di tycoon a libro paga del Kgb e complice dei crimini di Mosca. E questo perché si è permesso di ricordare al presidente ucraino Zelensky che non accettare il piano di pace americano senza avere altre carte in mano è masochismo, e che con il suo rifiuto si pone come ostacolo a un accordo risolutivo, benché abbia tutte le ragioni di partenza.
Poi Trump ha esternato sul suo social Truth sul violento raid russo contro Kiev, 12 morti, fra i quali due bambini, e 70 feriti, un attacco che ha infierito sui civili senza spostare nulla nella contesa bellica, uno schema russo ricorrente. Trump ha detto: “Non sono contento degli attacchi russi su Kiev, non necessari e in un pessimo momento. Vladimir, STOP! Muoiono 5.000 soldati a settimana. Facciamo in modo che l’accordo di pace si concluda!”. Trump dice a Putin di sapere benissimo che i raid non avevano una ragione militare, e che avvengono in un pessimo momento perché si è vicini a un accordo, che include anche delle concessioni alla Russia. E quello “stop” in maiuscolo a prova di presbite lo dice anche più chiaramente. Così come l’allusione a perdite insostenibili, sono già morti dall’inizio della guerra quasi 900 mila soldati russi; infine, l’appello perentorio a chiudere l’accordo serve a ricordare che gli Stati Uniti potrebbero sfilarsi dal ruolo di mediatore principale.
Questa è un’arma di pressione su Mosca: ricordiamo che in campagna elettorale Trump aveva detto che se Putin non avesse accettato un accordo avrebbe inondato l’Ucraina di armi, ben più di Biden. Più recentemente, il primo tentativo di trattativa ha preso il via perché Trump aveva evocato la possibilità, se Putin non avesse accettato di sedersi al tavolo, di infliggere sanzioni devastanti contro la Russia: e mezz’ora dopo Putin era seduto al tavolo.
Ora la situazione è bloccata, per mancanza di lucidità realista di Zelensky e per la refrattarietà di Putin a trovare davvero un accordo: e Trump, dopo aver avvertito il primo dei due contendenti, poche ore dopo ha fatto lo stesso con il secondo, mandando al macero in un colpo tutte le esternazioni degli indignati. No, signori: Trump non è amico di Putin, è un presidente americano che ha chiaro l’interesse americano e l’appuntamento epocale americano, la sfida con il Dragone cinese per l’egemonia globale. Sfida che ci riguarda in quanto Occidente e in quanto mondo libero. Ragion per cui, il dossier ucraino va chiuso con una formula accettabile, come abbiamo spiegato stamattina: congelare la situazione di fatto, con la Crimea in mano russa, così come pochi nodi strategici del Donbass, perché le aree urbane principali della regione sono in mano agli ucraini.
È un compromesso accettabile per tutti: e visto che pare Putin non lo veda, Trump glielo ricorda in modo palese e anche non troppo velatamente minaccioso. Questo è il Trump vero, piaccia o no agli irriducibili avversari del Trump immaginario.