Caro Landini, “bere” il 25 aprile sarebbe più sano della rivolta
Giovanni Sallusti · 23 Aprile 2025
Cari ascoltatori, si sente odor di 25 aprile e di rito ideologico, di antifascismo in poltrona, di scampagnata in piazza, peraltro priva di rischi perché il fascismo non c’è: e chi si fa vivo con grande entusiasmo e vibrante spirito resistenziale? Maurizio Landini, formalmente segretario della Cgil, nella sostanza portabandiera dell’avanguardia antagonista ed estremista di sinistra, come la cronaca ha molte volte indicato.
Landini ha rilasciato un’intervista a Radio Popolare in cui ha ribadito questo canovaccio, partendo ovviamente dallo scandalo sul “25 aprile sobrio” in segno di rispetto e lutto per la scomparsa di Papa Francesco: leggere questa indicazione come attentato alla Repubblica, alla Costituzione, alla Resistenza e a tutto l’universo democratico è la parola d’ordine nelle ultime 24 ore del mainstream, così da alimentare una qualche polemica su questa ricorrenza.
Ecco qui Landini: “Il 25 aprile non è che si deve bere, non è che beviamo e quindi dobbiamo essere sobri. È una giornata di mobilitazione e di lotta per affermare i valori della democrazia nel nostro Paese e ricordare bene tutti che senza la sconfitta del nazismo e del fascismo, quindi senza la lotta di resistenza, senza la scelta di chi antifascista si è schierato, noi oggi non avremmo la democrazia e la libertà”. Anche nelle dichiarazioni di Landini, come in quelle di molti esponenti della sinistra, non esistono la Quinta armata americana, l’Ottava armata britannica: per costoro le truppe alleate che hanno risalito la Penisola dallo sbarco in Sicilia sono evidentemente un tarocco reazionario della storiografia.
Poi parte l’allusione: “Siamo in un periodo in Italia e nel mondo in cui c’è una crisi evidente della democrazia e mai come adesso la democrazia va praticata”. Gli spettri che aleggiano nella testa di Landini sono Giorgia Meloni e il fascismo domestico sempre sul punto di tornare; anzi, già tornato, da quando il centrodestra ha vinto le elezioni in Italia e in America è diventato presidente Donald Trump, la supercazzola per cui un tycoon newyorkese votato a stragrande maggioranza incarna il volto contemporaneo del fascismo.
Continua Landini: “La democrazia deve essere accompagnata dalla giustizia sociale, deve essere accompagnata dalla centralità del lavoro, deve essere un modello sociale che mette vincoli al mercato”, e qui il segretario confonde la democrazia con la socialdemocrazia, o con il socialismo. Landini dimentica che fior di democrazie, nel senso moderno del termine, mettono pochi vincoli al mercato, si basano su pochi lacci ed esaltano la libertà individuale. Ma Landini sogna un Paese ancora più sindacalizzato, ancora più statalizzato dell’Italia odierna. Come se pensasse all’ex Unione Sovietica…
Per questo il pasionario si sente di insistere su “una giornata di mobilitazione, di lotta e di partecipazione democratica”, perché “oggi bisogna affermare quei valori e i principi che sono messi in discussione, lo dico senza alcuna forzatura ma come elemento molto preciso”; e aggiunge “penso ad esempio che un modo per difendere la democrazia è praticarla. E in questo senso penso che la stagione dei referendum che nei prossimi giorni dovremmo affrontare con i referendum che ci sono a giugno, quelli sono l’occasione per affermare i diritti nel lavoro, i diritti di cittadinanza che oggi sono negati. E allora a quel punto lì non c’è più delle chiacchiere da fare, c’è una pratica da fare e cioè il diritto che è stato riconquistato di votare”. E poi il gran finale, veramente suo: “È quello che oggi può cambiare la situazione e che può diventare un elemento di rivolta”.
Landini parte dicendo che non è una forzatura dire che oggi è a rischio la democrazia: sostenere che ci sono i fascisti al governo è uno strano modo di perseguire un’onesta dialettica tra sindacato e politica. Poi arriva al suo tema preferito, la “rivolta landiniana” con cui d’abitudine conclude tutte le sue esternazioni. Andando fra l’altro contro lo spirito storico della Cgil, quello riformista, pragmatico, dialettico, concentrato sul miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Macché, Landini risolve sempre tutto incitando alla rivolta: e anche il 25 aprile si va in piazza in rivolta contro il fascismo italiano e planetario.
Ora, vorremmo dire a Maurizio Landini che era molto meglio se andava a bere, avrebbe sragionato meno. Anzi, è ancora in tempo: andiamo a farci una birra insieme che è di certo più sano.