Basta con il Papa degli ultimi: ci serve un Papa dei cristiani
Giovanni Sallusti · 22 Aprile 2025
Cario ascoltatori, questa mattina tre giornaloni prestigiosi, Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Messaggero, hanno titolato a tutta pagina “Il Papa degli ultimi”, titolo molto facile, che ha intercettato qualcosa dello spirito del Pontefice, ma è anche frutto della pigrizia atavica della colleganza.
Ora però ci piacerebbe che venisse dismessa questa retorica sul Papa degli ultimi, anche per il futuro. È vero che come espressione ha un portato evangelico forte per il messaggio cristiano, non serve neppure scomodare i numerosi episodi del Vangelo in cui Gesù scientemente ribalta la gerarchia dei dotti, degli scribi, dei farisei, e si schiera programmaticamente con gli ultimi, a partire dagli Apostoli, che erano dei pescatori.
Su questo tema consiglio la lettura dell’analisi di Antonio Socci su Libero, come sano antidoto contro i troppi bergogliani per interesse: il Papa degli ultimi, nella pubblicistica mainstream che ha dato sponda a questo pontificato e che sovente gli ha tirato l’abito, è una buona definizione anche a uso delle ideologie del momento: come scrive Socci, il Papa ecologista, il Papa climatico, il Papa gretino che, anche suo malgrado, ha dato sponda all’ambientalismo nella sua veste più ideologica e antisviluppo. Per non dire del Papa delle emigrazioni e dei migranti, non solo nel senso cristianissimo del rispetto della persona, ma in quello ideologico dell’immigrazione di massa, per cui non ci sono più terre d’appartenenza e la si può incentivare sempre e comunque, financo quella clandestina.
E pensare che i predecessori di Francesco, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, prima del diritto a emigrare affermavano con forza il diritto di rimanere a casa propria, che oggi purtroppo molti cristiani non possono esercitare perché sono perseguitati, per di più nel silenzio tombale dello stesso mainstream che ha eretto il Papa a punto di riferimento. Insomma, per tutta questa serie di qui pro quo ideologici che vanno anche al di là delle intenzioni di Papa Francesco, è ora di liberarsi di questo sintagma pericoloso ed equivoco, che ormai è diventato un prodotto di marketing.
Pensando alla prospettiva, nei ragionamenti sul Papa che verrà e sulla direzione che la Chiesa prenderà, ci sentiamo di dire una cosa: che forse alla Chiesa, alla contemporaneità, ai fedeli, a tutti coloro che si riconoscono nella cristianità prima che nel Cristianesimo, cioè a quelli che non vogliono abdicare a questa grande avventura culturale, oltre che religiosa, propria dell’Occidente, servirebbe anzitutto un Papa dei cristiani. Cioè un Papa che rivendichi il messaggio cristiano anche quando è contro il mondo, anche quando contraddice le mode del momento, anche quando dà scandalo come duemila anni fa ha dato scandalo il suo fondatore.
Per questo ci tocca richiamare anche stasera, come stamattina, il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, che indicava il cuore dell’Occidente nella profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore, il logos, il ragionamento filosofico, e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia: la rivelazione cristiana, per molti versi e per fortuna scandalosa.