Partito islamista alle urne: Monfalcone=sottomissione?
Giovanni Sallusti · 14 Aprile 2025
Cari ascoltatori, oggi ci tocca chiederci: Monfalcone, Europa? Ci tocca perché questo Comune friulano di circa 30mila abitanti in provincia di Gorizia, storico polo della cantieristica navale, oggi è anche luogo simbolo di un futuro possibile, in cui si concentrano le tensioni, le faglie di rottura, le contraddizioni, i bivi della contemporaneità.
Qui si aggira il fantasma di Oriana Fallaci, risuonano le pagine di Michel Houellebecq: sono giorni di elezioni comunali, dal momento che l’ex sindaco Anna Cisint è ora europarlamentare della Lega. E c’è una notizia, una novità che può segnare uno spartiacque: alle elezioni democratiche partecipa un partito fondamentalmente islamista, che dà conto delle ragioni di un pezzo di città che non si riconosce nelle pratiche di vita italiane, europee, occidentali e probabilmente neanche nella Costituzione. Di certo non nel nostro modello di vita o nella nostra cultura.
Questo partito di chiama “Italia Plurale” e il suo candidato è Bou Konate. Il marchio è stato fondato da Aboubakar Soumahoro, colui che è stato scaricato perfino da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per il modo ipocrita e imbarazzante con cui trattava la questione dei migranti (un esempio: la moglie teorizzò il “diritto all’eleganza”). “Italia Plurale”, comunque, è un marchio affatto banale perché è portatore di un noto trucco: nasconde l’inversione di senso, il grande abbaglio culturale degli ultimi lustri, cioè invocare il pluralismo, la tolleranza, l’inclusione, per sdoganare modelli e pratiche di vita, e in questo caso anche modi di governare, per niente plurali. È il tranello della cultura di sinistra, un relativismo che porta acqua al mulino di chi si oppone alla nostra civiltà.
Nel caso in specie, il candidato Bou Konate ha fornito esempi non prettamente edificanti: per esempio non ha voluto rispondere alla giornalista Serena Pizzi di “Fuori dal coro” – immaginiamo in quanto donna – dicendole “non rispondo alle domande perché non devo rispondere a lei, mandami il tuo capo, tu sei troppo piccola mentre lui è al mio livello”; mentre sul tema della poligamia si è espresso, come direbbe un esperto di cultura islamica, con dissimulazione: “Non puoi farlo qui, ma nel tuo Paese d’origine: lì nel certificato di matrimonio è scritto in modo chiaro che tu accetti la poligamia e poi devi venire qua in Italia e viene tradotto”. Cioè si appende alla pratica burocratica della trascrizione per far passare la poligamia, e di conseguenza le altre regole del matrimonio islamico, la pratica del ripudio, la subordinazione morale e giuridica quotidiana della donna all’uomo. Ecco le istanze che questo partito rappresenta.
A Monfalcone circa il 30% della popolazione è straniera, per la maggior parte composta dalla comunità bengalese, e questa situazione è la dimostrazione plastica del fallimento dell’integrazione: il paesaggio urbano richiama più la sharia che un Comune italiano ed europeo. La pratica del velo è abituale, anche a scuola, in barba al dettato costituzionale. Monfalcone è la messa in pratica sul suolo italiano della meccanica di “Sottomissione” del già citato Houellebecq: si usano le procedure e le regole della democrazia per introdurre elementi che la negano. Una conquista del potere “soft”, penetrando nei gangli del nostro sistema di governo, come hanno teorizzato i Fratelli musulmani.
La domanda ora è: in nome del pluralismo siamo tenuti a far passare per buone tutte le piattaforme culturali? I valori sono sempre compatibili tra loro, oppure, come sostiene Samuel Huntington, le civiltà tendono a escludersi? Una civiltà che nega gli elementi chiave della nostra – come la pari dignità di ogni persona, l’uguaglianza tra uomo e donna, la laicità dello Stato – si può esprimere in un partito che partecipa alle elezioni in un Comune italiano, in Europa e in Occidente?
Dal nostro punto di vista la risposta è certamente no, e lo spettro della sottomissione che aleggia su Monfalcone non è una bella notizia. Speriamo che dalle urne ne arrivino di migliori.