Sveglia, è il green deal il vero dazio da combattere

· 8 Aprile 2025


Cari ascoltatori, al Congresso della Lega dello scorso weekend ci è capitato di intervistare il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, che ha detto cose interessanti e coraggiose, per esempio il sì all’energia nucleare di nuova generazione. Orsini ha anche messo sul tavolo un dato clamoroso, che va in direzione opposta all’isteria monoriferita rispetto ai dazi americani e che rispecchia i problemi strutturali incontrati da chi fa impresa nel Vecchio continente: negli ultimi cinque anni gli Stati Uniti hanno prodotto circa 3.500 nuove norme, l’Unione Europea circa 13.000. Cioè 10mila norme, lacci, recinti burocratici a chi fa impresa, in più degli Stati Uniti.

Questo è un gap competitivo drammatico, la cui responsabilità è integralmente della classe dirigente europea: qui Trump, o un altro inquilino della Casa Bianca, non c’entra. Uniamo questo al costo dell’eco-fondamentalismo, di cui oggi ha scritto Sandro Iacometti su Libero scavando nella contabilità della follia ideologica del green deal. Solo qualche dato significativo: i costi degli adeguamenti alle normative Ue sulle case sono stimati tra gli 800 e i 1.000 miliardi di euro. Poi c’è l’automotive, un dramma per l’occupazione, per gli stabilimenti chiusi, soprattutto in Germania: gli oneri per il passaggio all’elettrico sono stati quantificati dall’Associazione dei costruttori Ue in 3.500 miliardi, con la postilla che sarebbero a rischio 270mila posti di lavoro di cui 70mila in Italia. Tutto deciso dall’élite eurocratica, che, ricorderete, pare abbia perfino finanziato delle lobby per spingere questa cosa all’Europarlamento. Anche qui, la Casa Bianca non c’entra.

C’è poi il costo complessivo stimato dagli stessi documenti di Bruxelles: le politiche del green deal costano complessivamente al contribuente europeo circa 1.285 miliardi l’anno, l’8% del Pil dell’Eurozona. La guerra commerciale dei dazi al momento si muove su oscillazioni dello zero virgola del Pil.

Con questa sintesi davanti, la Lega oggi batte un colpo politico: proporrà in tutti gli organismi in cui è presente, dai Consigli comunali più piccoli al Parlamento europeo, una mozione per “sostenere il governo in un negoziato volto a rivedere radicalmente quei provvedimenti dell’Unione europea che costituiscono un autentico dazio interno, caricando consumatori e imprese di costi aggiuntivi non proporzionati agli obiettivi dichiarati”.

Vogliamo prendere sul serio l’isteria del mainstream progressista che improvvisamente si scopre attento alle esigenze dell’impresa e perfino alle oscillazioni di borsa? Benissimo, allora lor signori inizino a sbaraccare le follie ideologiche dell’Europa, la sua ipertrofia burocratica, la sua ottica dirigista. Altrimenti, come sempre, stanno facendo sfoggio di ipocrisia.


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