Che ridere i “compagni per Wall Street”!
Giovanni Sallusti · 8 Aprile 2025
Cari ascoltatori, si sta verificando un fenomeno stranissimo e spassosissimo che possiamo chiamare “i compagni per Wall Street”: le sinistre mondiali e i loro media sono tutti appesi ai rendimenti dei listini di Wall Street, monofocalizzati su quello che accade alla Borsa, soprattutto alla quella di New York: una sorta di “feticismo delle azioni”, per parafrasare il “feticismo delle merci” di Karl Marx.
E così i compagni di oggi, dopo averci detto per decenni che il capitalismo è il male assoluto, e quello yankee peggio, che Wall Street è il ricettacolo di tutti i profittatori e criminali sulla pelle dei lavoratori, improvvisamente si fanno dettare l’agenda di giornata dalle oscillazioni di borsa e leggono tutto in base a quelle. La ragione è ancora più prosaica: tenere in piedi la narrazione dei miliardi bruciati a Wall Street per colpa delle politiche dell’orco Donald Trump. Un’attenzione che ovviamente non dedicavano ai medesimi miliardi quando venivano prodotti e Wall Street era in rialzo.
Questa psicosi fa più che sorridere, ma è anche istruttiva, perché descrive che cosa è diventata oggi la sinistra e che significato ha la strategia di Trump, la quale ha degli effetti impattanti e sul breve anche preoccupanti, ma non è la strategia di un pazzo. Non è un caso che lor signori si siano improvvisamente innamorati della bolla finanziaria, è una virata strumentale al mantenimento di una costante della sinistra occidentale: l’essere nemica dell’Occidente.
Quando è crollato il comunismo sovietico le sinistre hanno dovuto sostituirlo con un altro modello, un’altra religione terrena cui aggrapparsi: così hanno inventato il globalismo, che è una globalizzazione farlocca, asimmetrica, sbilanciata, un’ideologia che alla fine ha aperto le porte del Wto alla Cina e alla concorrenza sleale di Pechino. Ai compagni, infatti, non interessa che in Cina non esista diritto del lavoro né diritto della persona, né tutele sindacali, ma solo trovare una strada per dar sfogo alla loro oicofobia, l’odio di casa propria descritto da Roger Scruton. E per questo il globalismo filocinese è perfetto, perché implica il dissolvimento dell’identità occidentale in un frullato multiculti.
Ora si sono spinti fino a teorizzare seriamente che l’Europa debba abbandonare il legame transatlantico e stringere un rapporto privilegiato con il principale totalitarismo del mondo, per cui fa loro buon gioco strillare sui miliardi bruciati dall’orco Trump. Ma Trump è un imprenditore, un miliardario newyorkese che conosce l’economia e la finanza, e sa che riportare in America la produzione, l’industria, il lavoro conta più delle bolle finanziarie di Wall Street: per questo è stato largamente votato.
Quanto ai compagni per Wall Street, fanno molto ridere, però sono coerenti: remano contro l’Occidente e contro la sua principale democrazia, senza stancarsi mai.