Quelli che non capiscono (ancora) nulla di Lega
Giovanni Sallusti · 7 Aprile 2025
Cari ascoltatori, la rassegna stampa condotta questa mattina dal nostro Sammy Varin ha mostrato il paradosso continuo, fra il comico e l’irritante, di quelli che non avendo capito la Lega perseverano a spiegarci la Lega.
Questi signori hanno una straordinaria capacità di resistere al ridicolo. Vi ricordate come era stato annunciato il Congresso della Lega dal mainstream, dai giornali e dai talk progressisti a reti unificate? Come il momento dell’armageddon, dell’esaurimento della leadership di Salvini: fioccavano i racconti di congiure per commissariarlo, di bande pronte a scalzarlo, addirittura di un golpe in favore di una nuova leadership, di ultra-inverosimili scissioni. Insomma, doveva essere il Congresso della spaccatura del movimento o del tramonto di Salvini.
Poi però è arrivato il Congresso vero, e quel che è emersa per prima è l’unità della Lega, il riconoscimento delle varie anime che per fortuna esistono, perché sono la ricchezza, la vitalità di un movimento politico. E tutte si sono tutte riconosciute apertamente nella leadership di Salvini, riacclamato segretario federale in nome di un’agenda comune, con gran scorno di lor signori.
Per fare un esempio, il governatore del Veneto Luca Zaia ha tenuto un discorso appassionato in favore del segretario, ma proprio il clima complessivo ha mostrato il contrario di quello che i soloni “legologhi” ci hanno spiegato nell’ultimo anno. Vista la figuraccia che han fatto, ci saremmo aspettati ci certo non un’autocritica, che non è nel loro dna, ma almeno continenza, o che passassero oltre fischiettando, che si occupassero d’altro.
Macché: hanno ricominciato subito, in tutta la loro incompetenza, a spiegarci che cosa è successo al Congresso e che cosa si muove nella Lega, utilizzando il loro genere preferito: il retroscena, che nel caso di lor signori è la casa dei loro desideri frustrati. Ghirigori e bizantinismi sull’”operazione Vannacci”, sulla questione del Viminale che invece è chiarissima, perché Salvini ha detto che la porrà con la premier. E così via, incuranti della chiara unità della Lega, ci hanno spiegato perché non è poi così unita, un esercizio comico e anche un po’ fastidioso, perché lor signori non hanno mai capito il fondamento, cioè che la Lega rappresenta qualcosa di alternativo al mainstream.
La Lega nasce contro contro lo Stato centralista, contro quell’alfabeto che era trasversale alle classi dirigenti italiane all’inizio degli anni ‘90, contro lo status quo, in nome della libertà dei territori, delle imprese, di chi produce. Parole d’ordine radicalmente alternative al capitalismo di relazione italiano, fra l’altro proprietario del mainstream giornalistico che gli si muoveva attorno. La Lega è stata un’entità aliena fin dall’inizio e non la capiscono oggi che, proprio in nome di quelle ragioni originarie – i territori, il pluralismo, le differenze, la libertà dell’individuo, delle aziende, dell’economia reale – si oppone al superstato europeo che per lor signori è un dogma, una lotta tutta thatcheriana che al Congresso è stata un tema centrale.
La lega è aliena, è il totalmente altro, per questo non ci capiscono niente: e in fondo, meglio così.