Compagnia dell’algoritmo: Tolkien strega le big tech
Alessandro Gnocchi · 30 Marzo 2025
In questa puntata di Alta Tiratura, dopo aver celebrato la figura della grande scrittrice cristiana Flannery O’Connor, di cui ricorre il centenario della nascita, Alessandro Gnocchi ci porta nel mondo della “Compagnia dell’algoritmo”, cioè nello stretto rapporto fra Big tech, Silicon Valley e l’universo del Signore degli Anelli. I grandi investitori, i geni delle big tech infatti sono sempre stati innamorati di Tolkien e della sua saga, a livelli inimmaginabili: Peter Thiel, inventore di Paypal insieme con Elon Musk e considerato una delle anime alle spalle della coppia Musk-Trump, è famoso per aver letto dieci volte i libri dell’enorme saga, di cui nelle conferenze a volte cita a memoria intere parti.
Ma questa è una passione che attraversa tutte le aziende di alta tecnologia, cosa che si vede dai loro nomi: “Palantir”, principale fornitore di software bellico all’esercito degli Stati Uniti, di proprietà di Thiel e guidato da Alexander Karp, è il nome di una delle sfere in cui si vede il futuro; “Valar” (entità tolkeniane angeliche e potenti) è una società che muove capitali in Nuova Zelanda, dove Thiel pensa di costruire una residenza dove sopravvivere a eventuali guerre o catastrofi naturali; “Lembas”, il pane degli elfi, è una società di investimenti importante perché è proprietaria di una parte del capitale di Facebook; “Anaria”, anello del fuoco e simbolo di prosperità, è la società del vicepresidente Usa J.D. Vance; “Anduril” industries, cioè la spada di Aragorn, re degli umani, è un’azienda che produce droni, carri armati, sommergibili tutti senza pilota a bordo, prima società della Silicon Valley a orientarsi verso la produzione bellica e non considerare un tradimento collaborare con lo Stato per il materiale militare.
Questi sono solo alcuni dei nomi dall’elenco che Gnocchi fa durante il programma. A colpire la fantasia dei nerd è stato sicuramente il fatto che la sostanza della saga è lo scontro fra il bene e il male. Il mondo tolkieniano è stato sempre citato anche dalle “vecchie” aziende tech, ne hanno fatto ampio uso, ma quel che differenzia le due generazioni è il riferimento “interno”: nella prima, Google, Apple, Facebook e le altre si riconoscono negli hobbit, figura del buono per eccellenza, il buon borghese, che pur non essendo dotato di particolari poteri, se non una grande empatia, riesce a salvare la Terra di Mezzo. Le nuove aziende, che accettano le commissioni dallo Stato, anche belliche, si identificano negli elfi, l’incarnazione dell’élite, un’aristocrazia immortale.
Thiel, Musk, Karp e gli altri hanno una visione elitaria e aristocratica, e infatti rimproverano alla Silicon Valley di avere abbandonato i grandi sogni, di non coltivare più una vera innovazione e di limitarsi a produrre app per il consumatore, appunto il buon borghese-hobbit. Le nuove big tech, al contrario, sostengono che bisogna allearsi con lo Stato e a volte anche sostituirsi a esso. In fondo è lo Stato che ha creato internet e senza non si possono pensare grandi progetti, come andare su Marte o predire il futuro analizzando i big data. Chissà che cosa ne penserebbe Tolkien, che era un conservatore, un custode della tradizione…