Tutti zitti se il “macho” è prodi
Giovanni Sallusti · 24 Marzo 2025
Cari ascoltatori, stamattina vorrei proporvi un esperimento mentale, una pratica che in fisica e in filosofia della scienza è utilizzata per stabilire la correttezza o meno di una teoria. La teoria è che viviamo all’interno di una bolla faziosa, manichea e doppiopesista. L’esperimento mentale è il seguente.
Mettiamo che un importante leader politico del centro-destra, diciamo Matteo Salvini, a margine di un evento venga intervistato dalla troupe di una trasmissione “giusta”, con le idee politicamente corrette per la buona società, tipo Piazza pulita di Corrado Formigli. Una giornalista gli rivolge alcune domande non “sdraiate” e Matteo Salvini reagisce in modo scomposto, irride la giornalista, alza la voce e risponde “ma che cavolo mi chiede, ma il senso della storia ce l’ha o no?” Poi allunga una mano, afferra una ciocca di capelli della giornalista e fa il gesto di tirarla.
Che cosa sarebbe successo? Che sarebbe partito l’allarme machista su tutte le prime pagine dei giornaloni, con tanto di pensosi editoriali sul sessismo e gli istinti parafascisti della destra; i collettivi femministi avrebbero promosso un mese di manifestazioni contro il patriarcato dell’italiano europeo occidentale bianco, tutti i talk avrebbero parlato solo di questo, pensate che manna per Lilli Gruber, ci sarebbe stata la Var del tiro alla ciocca di capelli della collega. Un allarme sociale tale che Salvini non avrebbe più avuto cittadinanza nel dibattito in quanto orrendo maschio che ha avuto un atteggiamento intimidatorio, incluso il contatto fisico, con una giornalista.
Come sapete, il fatto è accaduto davvero, ma in una programma di “non buoni”, Quarta Repubblica di Nicola Porro, e il protagonista è stato Romano Prodi, ex presidente del Consiglio, ex presidente dell’Iri, mammasantissima del progressismo e del cattocomunismo, mentre la collega è una giornalista del programma non “giusto”. Non è stata esercitata violenza fisica nel senso stretto del termine, l’ha detto la stessa collega, si è però verificata un’inaccettabile scena intimidatoria, irrisoria, di sopruso con contatto fisico da parte di un importantissimo politico che è stato anche leader della Commissione europea ed è un esponente del deep state italiano.
Ebbene, questa notizia sui giornaloni non è mai apparsa, neanche il giorno in cui è accaduta; nessuna femminista si è fatta viva, nessun Ordine dei giornalisti o altra organizzazione che si ispira all’articolo 21 della Costituzione ha emesso una sillaba. Se ci fosse stato di mezzo un politico di centrodestra si sarebbe subito parlato di libertà di stampa in pericolo, saremmo stati catapultati in un attacco di isteria di massa.
Invece niente. Anzi, un altro importante esponente della sinistra storica, Fausto Bertinotti, a La7 ha spiegato come di fronte alle citazioni della premier Meloni del Manifesto di Ventotene avrebbe “lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, magari facendomi espellere, perché bisogna segnalare che un limite è stato oltrepassato”. Quale limite? Leggere degli estratti del Manifesto? E comunque pure questa cosa è passata in cavalleria. Anche in questo caso, se un importante esponente del centrodestra avesse dichiarato che avrebbe voluto tirare un oggetto contundente conto Elly Schlein (lasciamo da parte che è impossibile diventi premier) sarebbe ripartita l’assordante tiritera, l’allarme fascismo.
Questo per dire che la bolla doppiopesista è sempre più smaccata, priva di ritegno, e quindi va sempre smascherata e ricondotta alla sua essenza ridicola: non ci parlino più di patriarcato, machismo, sessismo, di pari opportunità sul lavoro e via discorrendo, dopo il loro totale silenzio sulla scena indecorosa di Prodi. Questa sera Quarta Repubblica la mostrerà, vedremo se qualche anima bella batterà un colpo.