Erba, il mistero della traccia di sangue “magica”
Giulio Cainarca · 24 Marzo 2025
In questa puntata di “Auto da fé”, Giulio Cainarca conversa con Marzio Capra, biologo, genetista, ex vicecomandante dei Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri): ha lavorato al Laboratorio di Genetica forense-Sezione di Medicina Legale-Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano; è consulente per diversi Tribunali fino al 2014; per la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi ha prodotto una consulenza fondamentale, che è stata catalogata come priva di novità dalla Corte d’Appello di Brescia che ha rigettato le richieste di revisione del processo.
Domani, 25 marzo, la Corte di Cassazione si pronuncerà sul ricorso presentato dagli avvocati difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi contro il mancato accoglimento della richiesta di revisione del processo per la cosiddetta strage di Erba deciso dalla Corte d’Appello di Brescia nel luglio scorso. Con Marzio Capra abbiamo parlato della famosa traccia ematica che costituì uno degli elementi che portarono alla condanna di Olindo Romano e per estensione più o meno propria di Rosa Bazzi.
Una conversazione importante, per farsi un’idea delle cose che non tornano a proposito delle indagini, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche per ciò che concerne la gestione delle operazioni di analisi, di repertazione e dei verbali, e perfino le versioni contrastanti date dal carabiniere che avrebbe trovato la famosa traccia ematica sull’auto di Olindo Romano.
Tra i fatti nuovi, la “prova” che la famosa traccia ematica “non esiste” in termini scientifici, analitici e legali, perché gli accertamenti fatti sono totalmente inaffidabili: questa traccia ematica presuntamente rilevata sull’auto di Olindo Romano, inoltre, non ha nulla a che fare, dal punto di vista scientifico, con quella che esamina il dott. Previderè per conto della Procura di Como, e che porta alla condanna di Olindo e Rosa.
La Corte d’Appello di Brescia non ha rilevato novità nella consulenza del dott. Capra e non ha consentito che gli elementi di prova nuovi contenuti nella consulenza fossero esaminati in dibattimento: rimane aperta una ferita scientifica enorme in questa valutazione e il dott. Capra ne argomenta il perché. La diretta provenienza della traccia ematica sull’auto di Olindo dalla scena del crimine è un dogma scolpito nella sentenza della Corte d’Appello di Brescia, ma con i dogmi indimostrabili non si fa giustizia.
Nel punto dove la traccia sarebbe stata trovata non è stato asperso il Luminol che servirebbe a trovarla, nota Capra: dunque, come è stata trovata la traccia? Come è possibile scrivere in una sentenza che elementi nuovi, trovati dal consulente, non sono nuovi perché “già noti” (e invece nessuno li conosceva) e già “implicitamente valutati”? Come può essere implicitamente valutato un dato non noto? Siamo ai confini della logica, per tentare di far quadrare una repertazione totalmente inaffidabile
Siccome il Brigadiere Fadda, che avrebbe trovato la traccia ematica, ha poi dato versioni totalmente contrastanti tra loro su quelle operazioni di ritrovamento e di repertazione, perché non è stato chiamato a testimoniare in Tribunale?
Conclusione: la sentenza di Brescia, che ha detto no alla revisione del processo, non risponde ad alcuna delle questioni poste dalla consulenza del dott. Capra.