Ursula vuole rianimare la Germania a nostre spese

· 13 Marzo 2025


In questa nuova puntata della nostra rubrica “Gli scorretti”, Giulio Cainarca discute con Carlo Cambi delle rapide evoluzioni nella geopolitica, della scomoda posizione di Vladimir Putin, dei cortocircuiti europei.

“In Europa hanno nella testa questa follia di adesione acritica non all’Europa, ma allo slogan dell’Europa. Oggi bisognerebbe approfondire la ragione che mosse non tanto Ernesto Rossi nello scrivere il Manifesto di Ventotene, quanto Altiero Spinelli. L’Europa aveva lo scopo della dissoluzione degli Stati nazionali, non per la creazione di un nuovo super-Stato nazionale, tipo gli Stati Uniti d’Europa, ma perché l’Unione sovietica non avesse in Occidente degli oppositori: il loro internazionalismo era volto alla creazione del pancomunismo. Vorrei ricordare ai signori che oggi innalzano bandiere, compresa Elly Schlein, e anche quelli che stanno sotto “l’effetto Serra”, cioè quelli che andranno in piazza il 15 marzo, che nel 1957 il Partito comunista Italiano ha votato contro i trattati di Roma, ritenendo che si dovesse realizzare l’internazionalismo socialista”.

“Questo tarlo ideologico non è mai morto, e lo stesso ragionamento riguarda in buona parte i cristiano sociali, cioè i democristiani di sinistra, i quali hanno sempre pensato che le nazioni, poiché marcano le differenze tra popoli, siano anticristiane perché non consentono l’afflato mondialista. Gli oppositori oggi alla pace in l’Ucraina, che sarà una pace costrittiva per le speranze dell’Ucraina, sono uno schieramento di cattocomunisti, oltre a una specie di esercito di riserva fatto da “presunti liberali”, perché i liberali in realtà tutto hanno nella testa tranne che la guerra sia la soluzione dei conflitti: quando ci sono le guerre i commerci soffrono e chi è liberale pensa che i commerci siano la spina dorsale della democrazia e della libertà”.

“Se tu sei Ursula von der Leyen, ex ministro della difesa tedesco, e hai distrutto il comparto industriale tedesco, che strumento hai per cercare di ritirare su il comparto industriale tedesco? Convertirlo in industria militare. Ed esattamente come hanno fatto con l’unificazione, i tedeschi vogliono farla pagare per l’ennesima volta ai partiti europei, travestendo la riconversione industriale della Germania in contributo per la difesa europea”.

“La domanda che si pone è:  se noi ci armiamo con 800 miliardi di euro, la Nato che fine fa?
Diventiamo alternativi agli americani dentro la Nato? Quindi poi non è più una Nato. Rivendichiamo una terzietà dell’Europa sullo scacchiere internazionale rispetto a chi, e a che cosa? Noi continuiamo a raccontare la favola che l’Europa è un gigante economico, ma non è più vero. L’Europa ha un tasso di crescita, grazie all’euro e grazie ai tedeschi, dello 0,8 per cento. L’America si sviluppa al 2,9 per cento, la Cina a quasi al 6, il Giappone a quasi al 3. In 20 anni il divario tra il reddito medio disponibile di un europeo e quello di un americano si è raddoppiato”.

“Noi prendiamo 800 miliardi del contribuente europeo per spenderli in armi che probabilmente compreremo in America, visto che non siamo in grado di produrle tutte, facendo una spesa non produttiva. Invece di costruire fabbriche che aumentano la ricchezza in beni di lusso e di consumo, che si vendono, spendo 800 miliardi per far costruire ad altri le armi che mi servono, per poi buttarle via. Perché se voi spendete 10 euro per i petardi di Capodanno, una volta che avete tirato il petardo, quei 10 euro sono bruciati. Ma se voi spendete 10 euro per comprare un libro a vostro figlio, probabilmente lui studia e quei 10 euro spesi oggi, fra 20 anni, quando si laureerà, diventeranno un tassello della produttività di vostro figlio”.

“L’accordo fra Trump e Zelensky conduce a una conclusione obbligata perché la Russia in questo momento non ha l’appoggio della Cina, la quale, grazie a Trump, è molto impegnata a ridefinirsi nel quadrante dell’Indopacifico, che peraltro è dove gli Stati Uniti d’America vogliono andare a regolare i conti. Quindi Putin si rende conto che piuttosto che insistere nella sua idea di dominio gli conviene far passare l’idea che ha vinto, quando in realtà accetta un compromesso”.

“Credo che finirà nella maniera in cui poteva finire nel 2014, con gli accordi di Minsk che avevano stabilito per queste due repubbliche russofone e per la Crimea – che ormai la Russia aveva conquistato – un regime di autonomia linguistica e ordinamentale simile a quello che si è realizzato per esempio con l’Alto Adige in Italia; o con le enclave portoghesi. Lo stesso Canada è di fatto in quella situazione, e poi pensate alla Groenlandia. Ci sono dei popoli che hanno una forte autodeterminazione pur rimanendo dipendenti da un’entità statuale che li sorveglia. In Ucraina non è successo perché i democratici americani e in particolare la famiglia Biden hanno pompato quanto più possibile gli affari in Ucraina: l’Euromaidan, che poi ha portato al rovesciamento del governo ucraino, è stata fomentata dall’Unione europea e dagli americani, proprio l’Unione europea che si era fatta garante degli accordi di Minsk”.

“Zelensky è stato eletto con il favore degli oligarchi ucraini che non sono molto diversi, né come pasta né come patrimoni, da quelli russi, incoraggiati dalle multinazionali americane, le quali sul grano, sull’olio di girasole, sulle enormi risorse agricole di cui l’Ucraina dispone, avevano un’opzione praticamente universale. Il che non vuol dire che Putin non sia un dittatore e non sia un invasore e non sia un carnefice,  ma dire che la ragione sta tutta da una parte e il torto sta tutta dall’altra non è un buon modo né per condurre la diplomazia né per arrivare a esiti pacifici”.


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