Viva Carlo Conti: dà lezione alla bolla “antifascista”
Giovanni Sallusti · 10 Febbraio 2025
Cari ascoltatori, qualche giorno fa Vittorio Feltri ha assegnato il suo settimanale premio Bamba al baraccone del Festival di Sanremo, che ogni anno si allontana un po’ di più dalla missione di rappresentare la canzone italiana. Feltri ha detto anche detto che Carlo Conti – presentatore e direttore artistico – è perfetto, una persona stimabilissima che incarna al meglio la medietà, la normalità collettiva, un profilo da un perfetto impiegato della Cariplo.
Oggi prendiamo atto che l’impiegato della Cariplo, il conduttore inno alla medietà in bilico sulla mediocrità, ha dato una grande lezione intellettuale alla bolla mainstream. Alla prima conferenza stampa della 75° edizione del Festival, dove Conti era presente insieme con Gerry Scotti e Antonella Clerici, dai giornalisti parte la provocazione: ma voi vi sentireste di definirvi antifascisti? Dopo un momentaneo spiazzamento dell’uditorio – si tratta pur sempre del Festival di Sanremo – Carlo Conti risponde da uomo normale, anche stranito dalla domanda, e quindi stravince sulla bolla: “Ci mancherebbe, certo che mi definirei antifascista. Mi permetto di dire che la trovo una domanda anacronistica, oggi sono più preoccupato da questioni come le frontiere dell’intelligenza artificiale, la macro-questione dei satelliti”, dando così una lezione all’uditorio dei giornalisti. È bastata quella parola, “anacronistica”, a smascherare la finzione in cui siamo intrappolati per cui è tema dirimente l’emergenza fascista.
Al netto del fatto che non è Sanremo il posto adatto ad affrontare questi temi drammatici, sarebbe stata una domanda calata nel 2025 la seguente: vi definite antitotalitari, nemici di chi calpesta la libertà, nemici dei totalitarismi come quello comunista cinese, o come quello teocratico islamista iraniano, o come quello dei talebani in Afghanistan, nemici del regime neostalinista in Corea del Nord? E invece è stato chiesto loro del fascismo, innescando una reazione normale da uomini normali, stupita, come quella di Carlo Conti e di Gerry Scotti, che ha aggiunto: “Io ho avuto metà della mia famiglia fucilata dai fascisti, fate un po’ voi”. E così il mainstream si è schiantato anche contro i drammi familiari.
La lezione di Carlo Conti è di non inseguire queste chimere intellettualoidi prendendole sul serio, perché prendere sul serio l’allarme fascismo vorrebbe dire che in Italia abbiamo qualcosa di analogo alle leggi razziali, alla soppressione della politica, alla persecuzione dei dissidenti, all’alleanza con uno come Hitler. Per fortuna no, e a ricordarlo a tutti, mainstream incluso, c’è voluto l’uomo normale, il presentatore che incarna la medietà. Viva Carlo Conti, anche prima che il Festival di Sanremo inizi.