Libertà, frontiera, individuo: ecco come Elon Musk è diventato il peggior nemico del mondo woke

· 13 Gennaio 2025


Anche negli ambienti libertari e conservatori, Elon Musk ha spesso sollevato dubbi e perplessità. D’altra parte, per molti anni egli è stato uno dei protagonisti del capitalismo woke, dato che ha costruito il suo impero attorno a Tesla, l’azienda leader nel settore delle auto elettriche. Sotto vari punti di vista, ora che s’è schierato al fianco di Donald Trump e della rivolta popolare che egli interpreta, risulta ancor più evidente come il suo passato successo si fondi esattamente su ciò che oggi lui stesso dichiara di voler combattere. Non bastasse tutto ciò, inquietano alcune sue iniziative, che sfiorano i confini del transumanesimo.

Tuttavia Musk rappresenta una novità radicale e un fattore di disturbo per i veri potenti del mondo: un simbolo di quel cambiamento che sta sfidando l’ordine stabilito e che potrebbe segnare una svolta decisiva nelle dinamiche sociali, politiche ed economiche globali. Il suo impatto, che va ben oltre le aziende tecnologiche che possiede, può essere interpretato come un segnale di trasformazioni in grado di ridefinire alcuni dei principi su cui poggia l’assetto globale.

Se vogliamo comprendere la portata della sua influenza, dobbiamo partire da un elemento centrale della visione che egli ha esposto negli ultimi anni: ossia il suo impegno incondizionato per la libertà di espressione, un valore che oggi appare minacciato forme di censura e controllo sempre più pervasive.
In questo senso, decisivo è stato l’acquisto (nel 2022) di Twitter: una mossa che ha sorpreso molti. Musk non si è limitato a diventare il proprietario di una delle piattaforme di social media più influenti del mondo, ma ha subito annunciato di volerla trasformare in un campo di battaglia per la libertà di parola. Ha ribadito più volte che il suo obiettivo era ridurre al minimo le forme di censura, restituendo agli utenti la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni, anche quando queste risultano scomode, controverse o impopolari. A seguito di questa dichiarazione, Musk ha rinominato Twitter in “X”, simbolo di un cambiamento radicale che avrebbe dovuto riflettere una nuova era per la piattaforma, con una rinnovata apertura al pluralismo. Il recente cambio d’indirizzo assunto da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, non fa altro che mettersi nella scia di Musk.

Un altro aspetto che ha segnato la gestione di Musk su X è la protezione della libertà politica, in particolare quella degli oppositori. È difficile immaginare, per esempio, che un esponente di spicco dell’opposizione politica possa oggi essere bannato dalla piattaforma, come successe a Donald Trump nel gennaio 2021, quando l’ex presidente degli Stati Uniti si vide chiudere l’account.

L’acquisto di Twitter ha quindi rappresentato non solo un cambiamento nell’amministrazione di una piattaforma tanto importante, ma anche un forte messaggio sulla centralità della libertà di espressione nella società americana. Da quel momento, Musk è diventato uno degli attori principali di una contesa pubblica assai più ampia contro il politicamente corretto e contro le moderne tecniche inquisitorie che cercano di limitare l’espressione di determinate idee.

In questo senso, Musk è davvero un “traditore di classe”: ancor più di Trump stesso. Sebbene sia un imprenditore di successo, ha voltato le spalle alle ipocrisie di quel mondo tanto schierato con il progressismo globale. Non c’è dubbio che egli abbia accumulato enormi ricchezze operando in un contesto dove l’economia e la politica sono strettamente intrecciate; e in passato egli è stato uno degli esponenti di spicco di quel capitalismo relazionale e corrotto che unisce moralismo, affari, rapporti con le élite e regolamentazione pubblica. Era uno dei campioni del potere che ora si trova a combattere. Oggi però si trova sull’altro lato della barricata.

In questo senso, non sorprende che la sua presa di distanza dal conformismo dominante abbia avuto luogo nel 2020, quando negli Stati Uniti furono adottate misure simili a quelle della Cina: a partire dal lockdown. Pur riconoscendo il diritto di ciascuno a rimanere a casa se lo desiderava, Musk criticò aspramente la decisione di confinare tutti in casa e reprimere ogni dissenso.

In quel momento sul capitalista è prevalso l’imprenditore: sull’oligarca uso ad avere relazioni con i governi ha avuto la meglio l’innovatore, che esige spazi di vera autonomia per esplorare mondi nuovi e creare mercati prima nemmeno immaginabili. Il suo grido (“ridate alle persone la loro dannata libertà”) ha avuto effetti molto concreti quando, nel maggio di due anni fa, egli ha riaperto i cancelli della Tesla nonostante l’ordine di chiusura della contea, iniziando una dura lotta contro l’autoritarismo sanitario.

In questa stessa prospettiva s’inserisce la passione di Musk per lo spazio: un’altra dimensione profondamente legata ai valori dell’America. Storicamente l’America ha sempre avuto bisogno di una “frontiera”: un luogo da esplorare dove l’individuo possa reinventarsi e valicare i propri limiti. Le sue ambizioni nello sviluppo di nuovi mezzi di trasporto e nella colonizzazione dello spazio, con l’idea di creare abitazioni futuristiche su Marte, rientrano in questa visione che pone l’individuo al centro e relativizza gli Stati sovrani, riducendo il peso delle decisioni governative.

La stessa decisione di spostare l’azienda dalla California al Texas, dal centro del politicamente corretto globale al cuore del conservatorismo americano, la dice lunga sul ruolo che egli ha deciso di giocare entro il contesto statunitense. Ed è pure emblematico che negli ultimi tempi sia cresciuto anche il suo interesse per i bitcoin e per le criptovalute.

Insomma, se non si deve guardare a Musk come a un coerente difensore della libertà individuale (anche perché egli non è un teorico, ma semmai un uomo d’azione), è però chiaro che l’imprenditore che è in lui ha compreso come quel mix tra statalismo, redistribuzione, spirito censorio, neofobia e ambientalismo che domina le élite globali può distruggere l’Occidente e la sua costante volontà di valicare le colonne d’Ercole.

La sua reinvenzione al fianco di Trump si spiega soltanto in questo modo.


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