Il Nobel 2024 per l’economia ha scoperto l’acqua calda

· 25 Ottobre 2024


Oggi, a discutere di temi di attualità, di economia e di geopolitica con Giulio Cainarca nella rubrica “Auto da fé”, abbiamo ospite il professor Fabrizio Pezzani, già docente di materie economiche e amministrative all’Università di Parma e all’Università Bocconi di Milano.

In particolare, il dialogo con Pezzani si è soffermato sull’assegnazione del premio Nobel 2024 per l’Economia, notando che i tre studiosi vincitori (Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson) hanno portato il loro contributo sulle spalle di tutti i giganti che li hanno preceduti senza citarli. E hanno messo al centro dell’analisi economica due dimensioni, la politica e la storia: hanno studiato l’impatto delle istituzioni sul benessere e sulla crescita economica, notando come le istituzioni politiche che le potenze europee hanno imposto sui Paesi colonizzati abbiano influenzato la crescita dei Paesi colonizzati anche dopo che hanno raggiunto l’indipendenza.

Da qui una serie di considerazioni, fra le quali il fatto che le istituzioni possano influenzare l’economia reale è un campo di interesse, a condizione che si prenda l’economia come mezzo e non come fine. Il problema vero della crisi che la nostra contemporaneità sta affrontando è di avere portato l’economia, che di natura è una scienza strumentale, a un ruolo di scienza finalistica, in altri termini la gente non guadagna per vivere, ma vive per guadagnare. 

L’analisi di come evolvono le istituzioni è importante, perché le cause del crollo delle civiltà, che sia l’Impero romano o l’Unione sovietica, sono sempre le stesse: la denatalità, il crollo della moralità, il crollo della capacità dell’elite al governo di far avanzare la società.

 


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