Il made in Italy agricolo? Schiacciato dalle lobby

· 18 Ottobre 2024


Nella nostra rubrica “Gli scorretti”, Carlo Cambi e Giulio Cainarca parlano, fra i tanti argomenti trattati, delle politiche europee in tema di agricoltura e dei riflessi sull’Italia.

“Gli attacchi al nostro Made in Italy da parte dell’Europa sono reiterati. Il problema è di sistema, noi non abbiamo un sistema Italia come quello francese, se gli tocchi un prodotto sono pronti a scatenare la guerra nucleare. Il nostro è sostanzialmente ancora un sistema  di imprese che si sentono suddite, che si accontentano dell’exploit momentaneo ma non sanno programmare il loro successo. Però questo a Bruxelles conta, perché lì le lobby si fanno sentire”.

“Il futuro dell’agricoltura italiana è complicato, perché il bilancio comunitario sarà riscritto, la PAC verrà tagliata e chi farà la parte del leone saranno le agricolture del nord, in particolare la Germania, la Polonia, l’Olanda, che sono estensive, non specializzate e che hanno uno strettissimo rapporto con le multinazionali del cibo. La nostra agricoltura, che è di altissimo artigianato, farà fatica doppia perché non è sorretta da un sistema complessivo”.

“Noi siamo sempre convinti per esempio che l’Olanda sia la base della finanza o dell’hi-tech, che la Germania sia il Paese delle grandi fabbriche: sono narrazioni globaliste, ma in realtà se tu fai un viaggio in quei Paesi, ti accorgi che per tre quarti sono periferie agricole con produzioni di patate, di barbabietole, di pascolo, di cereali a basso tenore proteico; sono talmente estese che i rappresentanti politici di questi agglomerati agricoli sono forti abbastanza da condizionare le scelte dei governi. La nostra agricoltura invece è fatta di specialità, di piccole aziende, di integrazione col paesaggio”.


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